rafa-nadal-azioneROMA-Il dopo Roland Garros e in generale la prima parte di questa stagione hanno sentenziato da una parte la crescita dei nuovi talenti (su tutti, l’austriaco Thiem e il tedesco Zverev, entrambi nella top ten), dall’altra il ritorno prorompente dei “vecchietti” capaci di aggiudicarsi due Slam (Federer a Melbourne e Nadal a Parigi). E il Wimbledon che si prospetta all’orizzonte può addirittura sancire un clamoroso ritorno in vetta della classifica ATP dello spagnolo Nadal che, passato un brutto periodo tra infortuni e new look, pare aver ritrovato lo smalto e la cattiveria agonistica dei giorni migliori. Nadal è stato impressionante in tutti i tornei sul rosso di questo 2017, ove ha collezionato 24 vittorie su 25 partite, perdendo cioè solo da Thiem a Roma; a Parigi l’apoteosi per il maiorchino, con lo storico decimo successo in carriera (2005, 2006, 2007, 2008, 2010, 2011, 2012, 2013, 2014, 2017) ad abbracciare una generazione, dai suoi 19 anni agli attuali 31. Il fatto impressionante è la superiorità mostrata: Nadal ha vinto sempre in tre set concedendo al massimo 8 games (nel secondo turno all’olandese Haase), poi ha rifilato tre volte 6/0, sei 6/1 e quattro 6/2. Insomma, Nadal è tornato lo schiacciasassi che conoscevamo, imbattibile e implacabile sul rosso, un po’ come lo erano prima Borg e poi Lendl. E se dovesse vincere anche a Londra (cosa già avvenuta in passato due volte, nel 2008 e 2010, più tre sconfitte in finale nel 2006, 2007, 2011) salirebbe sul gradino più alto del ranking, da cui dista appena 2605 punti. Gli avversari più temibili per l’iberico sono due. Innanzitutto Wimbledon è il regno di Sua Maestà Roger Federer che sull’erba londinese vanta sette titoli (come Sampras) su dieci finali, con il record di complessivi 18 Slam (Nadal è a quota 15). E quest’anno lo svizzero, alla veneranda età di 35 anni, ha già battuto Nadal tre volte sul duro, ovvero alle finali degli Australian Open e di Miami e ai sedicesimi di Indian Wells (altro torneo vinto poi da Federer). Adesso Federer rientra nel circuito dopo aver saltato la stagione della terra battuta, quindi bisogna verificare le sue condizioni fisiche, ma la superficie erbosa, rapida e dai falsi rimbalzi, accorcia gli scambi e quindi la durata dei match e questo senz’altro lo agevola nel recupero delle energie. Il secondo avversario per Nadal è l’attuale numero 1 del mondo, quell’Andy Murray che a Wimbledon gioca in casa (medaglia d’oro alle Olimpiadi di Londra 2012 e vittorie nel 2013 e 2016) ma che non sta attraversando un gran momento di forma; intendiamoci, sull’erba londinese lo scozzese è sempre ostico da battere ma il Nadal di oggi fa davvero paura, per esplosività atletica e agonismo. Staremo a vedere, intanto al tennis mondiale continua a mancare un giocatore italiano ad altissimi vertici, pensionabile o imberbe che sia. C’è voluto un secolo per costruire un campo federale in erba (a Tirrenia) e dare la possibilità a chi vuole di allenarsi su una superficie sempre ostica ai nostri tennisti; meglio tardi che mai, viene di getto da ribattere, ma è incredibile come da noi si stia sempre indietro rispetto agli altri Paesi. Indietro culturalmente.

Andrea Curti