Champions-League-678x381ROMA- Prime gare di Champions indigeste per le italiane. Due sconfitte ed un pareggio in partenza lasciano perplessi i tanti tifosi di Juve, Napoli e Roma. La Champions è un’altra cosa. La Coppa dei Campioni è lontana dal campionato italiano. C’è la netta sensazione che le nostre grandi quando si affacciano in Europa sanno di andare incontro a brutte figure. Juve, Napoli e Roma hanno lasciato il primo turno con la miseria di un sol gol segnato (quello inutile segnato da Milik) ed un punto striminzito realizzato dalla Roma che deve ringraziare le prodezze di Alisson(per onestà c’era anche un rigore netto per i giallorossi non fischiato dall’arbitro). Insomma i numeri alla prima uscita sono allarmanti. La Juve torna a Torino da Barcellona con le ossa rotte dall’uno-due di Messi e dal gol di Rakitic (i bianconeri devono al più presto trovare un’identità tattica, altrimenti diventa tutto più difficile). Il Napoli, altro candidato allo scudetto, considerando lo stato di forma, non avrebbe dovuto avere difficoltà a centrare i tre punti di partenza contro lo Shakhtar alla luce anche del preliminare vinto ai danni del Nizza. I partenopei sono apparsi in affanno per buona parte dell’incontro (complice anche la scarsa vena del portiere Reina). Nel Napoli è cambiato qualcosa solo dopo l’ingresso di Mertens al posto di Milik, per il resto solo la preoccupazione che nel girone degli uomini di Sarri ci sia il City che ha passeggiato sul modesto Feyenoord. Infine la Roma al primo esame Champion contro l’Atletico di Simeone all’Olimpico davanti ai propri 50 mila tifosi. Di Francesco per arginare le “folate” spagnole ha proposto in corsa diversi moduli tattici che alla fine son serviti a poco visto il secondo tempo tambureggiate dei “colchoners” fermati solo dalle grandi parate di Alisson, decisamente superlativo. Alla fine, dunque, resta un solo punto, quello giallorosso, ed un solo gol, quello partenopeo. Per il resto qualche recriminazione che non cancellano i dubbi sulle nostre italiane in Champions League.

Mauro Cedrone