arton34026ROMA-Tra le sei leggi da condurre in porto prima dello scioglimento delle Camere quella più dolorosamente cassata è certamente quella dello ius soli. I partiti dell’opposizione hanno avuto il sopravvento buttandola romanamente in caciara e il Partito Democratico non ha avuto il coraggio civile di sfidare una votazione incerta ma con una maggioranza ancora possibile. Una legge abortita per non dar ragione a Salvini ma alla fine, come per un boomerang, è una retromarcia che mostra come la demagogia, il calcolo elettorale, il marketing politico, vincano sempre in questo paese e vi spieghiamo perché. Nell’immaginario collettivo la paura dell’altro ha finito col confondere i termini ed accavallare la possibile approvazione dello ius soli con il problema, oggi ridimensionato dei migranti. Un provvedimento approvato avrebbe sanato la posizione di decine di migliaia aventi diritto, stanziali in Italia che non hanno niente a che vedere con i loro fratelli stranieri di passaggio in Italia, in cerca di uno status di rifugiato politico o semplicemente in transito verso paesi razzialmente meno ostili. Come confondere dunque le mele con le pere. Però la confusione vince. L’attuazione legislativa è rinviata sine die. Lo sbarramento del centro destra, in combinato disposto con la variabile impazzita del Movimento Cinque Stelle, ha deciso che “i tempi non sono maturi”. E quando mai lo saranno?

DANIELE POTO