L’Armani Milano di basket è entrata nel Guinness dei primati. Perché è riuscita a
perdere la partita di Eurolega con il razzente Zalgiris di 3 punti dopo essere stata in
vantaggio di 27. Si profila un’altra tremenda stagione per il club del tycoon della
moda che spende come e più degli altri club in uno stillicidio di spese che ogni anno
si aggirano attorno ai 50 milioni di euro per rimanere puntualmente senza un pugno
di mosche in Europa. Gli strali si appuntano sul tecnico Messina, in disarmo oramai
da tre stagioni, nel mirino della critica (quella poca rimasta) e dei tifosi ma non di
una dirigenza in cui i giochi dell’amichettismo gli salvano puntualmente la poltrona
senza che lui senta il bisogno di rilasciare le dimissioni di fronte ai disastrosi risultati
di cui è complice. Ma il discorso è più generale perché anche Bologna annaspa in
Coppa con una sequela di sconfitte mentre nei tornei minori Trento e Venezia
giocano da comprimarie. Al quadro fosco si aggiunga l’infelice precedente della
nazionale esclusa con ignominia dall’Olimpiade. Perdendo in Portorico di 23 punti
contro la Lituania che poi a Parigi neanche ci è andata perché sovrastata da
Portorico nell’ultimo atto. Intanto il basket perde spazio nell’interesse pubblico e sui
giornali spendendo cifre inaudite nel rapporto costi/ricavi. In questa temperie
Gianni Petrucci, prossimo agli ottanta anni, si ricandida alla presidenza della
Federbasket. Per governare lo sfacelo, le macerie che lui stesso ha contribuito a
creare? Senza un guizzo, una svolta, un’invenzione che al momento possa invertire
una tendenza al regresso che appare irreversibile. Non si tratta di rimpiangere i
tempi di Ignis e Simmenthal ma di guardare in faccia la realtà per giocarsi la carta
della rivincita.
DANIELE POTO