L’Italia dello sport dimentica in fretta e questo a volte è un vantaggio. Il tifoso medio
ha ormai metabolizzato la delusione per l’eliminazione dai mondiali di calcio 2022
che sarà riacutizzata solo all’altezza dello svolgimento della manifestazione. Il
cervello ha una capacità selettiva impressionante. Dunque trattiene le cose migliori
e resetta quelle dimenticabili. Così la vittoria agli europei 2021 prende il
sopravvento sulla clamorosa bocciatura mondiale (peraltro la seconda consecutiva).
Così Mancini non raggiunge i vertici di dissenso toccati da Ventura e la ripresa del
campionato scaccia nuvole antiche, complice un torneo che rinfocola gli entusiasmi
anche alla luce di un equilibrio cogente che fa si che, classifica alla mano, almeno
sette squadre (dalla sorprendente Atalanta all’indecifrabile Juventus) possano
nutrire ambizioni per la conquista massima. Le vicende autarchiche contribuiranno
via via a smaltire la delusione per il grande capitombolo internazionale- Poco
importa se il management dei grandi club è sempre più in possesso di fondi di
investimento o di proprietari che nulla sanno di calcio e che i debiti delle squadre di
A abbiano toccato cifre da autentico fallimento. Il campo di gioco fa dimenticare
questi non trascurabili problemi e l’import export traina uno spettacolo decoroso,
ricco di gol e di colpi di scena. Il calcio italiano non è proprio in crisi se è in grado di
esportare giocatori di valore come Scamacca e Casadei. Il grande rebus di Mancini,
selezionatore di una nazionale in cerca di rilancio, sta nell’individuare un attaccante
che sia all’altezza di un grande tradizione e che sia in grado trasformare in gol quella
mole di gioco prodotta da centrocampisti come Barella, Tonali, Verratti. Se questa
ricerca produrrà un risultato valido l’Italia potrà tornare all’altezza della tradizione
cancellando l’infausto 2022, ricollegandosi magnificamente al risultato continentale
del 2021.
DANIELE POTO