Empoli ed Udinese salve. Lazio-Sassuolo 1-1. LA LAZIO con un punto e con i fischi finali “conquista il settimo posto” e va in Europa League. Alla fine il saluto commovente di Felipe Anderson. Ma restano indimenticabili le scenografie dello stadio nei confronti di mister Sven Eriksson. Poi ancora cronaca con Empoli ed Udinese salve mentre il Frosinone va in B tra le lacrime e la disperazione dei propri tifosi. L’analisi riporta ai risultati con la vittoria dell’Atalanta sul Torino (3-0) e con la Roma che in riferimento al risultato di Bergamo non puo’ andare in Champions. La Lazio invece con il pareggio dell’Olimpico (colmo di fischi) con gol di Zaccagni va in Europa League, mentre le vittorie di Empoli ed Udinese condannano il Frosinone in B insieme al Sassuolo ed alla Salernitana. (REDAZIONE).
CON ERIKSSON LA LAZIO HA VINTO 7 TITOLI DEI 16 CONQUISTATI DAI BIANCOCELESTI NELLA LORO STORIA. (red)
Lazio – Sassuolo 1-1. Il The End dell’Olimpico termina con i fischi e con un pareggio amaro per tutti i tifosi biancocelesti. Un uno a uno inutile, con una Lazio sotto tono e ricoperta di fischi (soprattutto verso il presidente Lotito) che lascia l’amaro in bocca al termine di un match decisamente negativo, tra i piu’ brutti della gestione Tudor. E’ stato veramente un peccato che i biancocelesti non siano stati in grado di omaggiare mister Eriksson presente all’Olimpico. Un’emozione che ha fatto il paio con l’addio di Felipe Anderson, nei soli momenti straordinari paralleli a tanta mediocrita’ nei 90 minuti di gioco terminati con i fischi per la prestazione opaca dei biancocelesti che prelude ad un mercato di retroguardia e ad una prossima stagione senza squilli se questi sono i presupposti. In una serata negativa restano solo i momenti commoventi legati alla presenza di mister Eriksson ed il commiato di Felipe Anderson particolarmente commosso nel discorso di addio alla maglia biancoceleste indossata in 326 presenze caratterizzate da 58 reti e 63 assist vincenti. Alla fine comunque resta l’amaro in bocca in tutti i tifosi biancocelesti in vista di un futuro pieno di incognite. (REDAZIONE).
ROMA – Ultimo punto agrodolce per la Lazio che accede in Europa League dal settimo posto buono per non vedere la stagione andare totalmente a remengo, una stagione che oggi si chiude davanti a quasi sessantamila tifosi giunti allo stadio Olimpico dopo nove mesi di tribolazioni, alternate a gioie durate troppo poco, ad alimentare emozioni estreme, quando meravigliose e quando tristi, condizionate da fin troppe prestazioni schizofreniche e incolore di una squadra rinata non dalle ceneri con Mister Tudor, ergo, non come la mitica fenice, ma per merito del lavoro svolto e a lui lasciato dal tecnico toscano, un uomo d’onore e valore che sempre verrà ricordato dai tifosi della Lazio con l’affetto che pienamente si è meritato di ricevere fino all’ultimo suo giorno a Formello. Quanto alla società è chiaro che da martedì dovrà ristrutturare l’organigramma apicale, oltre a programmare e andare sul mercato, sia per sostituire Felipe Anderson e i partenti, che per fornire Tudor di nuovi giocatori, con la consalevolezza comune a tutti, dagli addetti ai lavori ai tifosi, che il tecnico croato avrà comunque bisogno di calciatori – di uomini -adatti sia tecnicamente e atleticamente al suo gioco, che soprattutto dotati sul piano della personalità e del carattere. A dire le componenti mancate quest’anno; componenti non facoltative ma essenziali, quanto vie più distintive e caratterizzanti delle squadre più forti della A, tra le quali la Lazio punta a rimanere, con l’obiettivo di migliorare posizioni e ambizioni di anno in anno, così come recentemente ha più volte dichiarato il presidente Lotito. DI STEFANO LESTI
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