ROMA – Si sa che la fiscalità è la spada di Damocle sulla vita delle persone, il perfetto divisore tra ricchezza, agiatezza e povertà. Non è un caso che con il peso delle tasse in Italia la classe media negli ultimi dieci anni si è inabissata e molti dei suoi appartenenti si sono iscritti alla legione dei cinque milioni di poveri assoluti dell’ex Bel Paese. Dunque non può stupire se, in attesa della flat tax, anticipando il futuro, migliaia di pensionati italici, si sono trasferiti in Portogallo dove godono di anni di esenzione recuperando un buon 30% del proprio assegno INPS in una nazione in cui il costo della vita è assolutamente compatibile con quello della madrepatria. Ma ora è arrivata una sorta di contrappasso che va a equilibrare la migrazione degli italiani versus Portogallo e quasi in termini di parità economica. Perché probabilmente la virtuale busta paga di Cristiano Ronaldo alla Juventus equilibra e pareggia quella di 100.000 pensionati italiani. E lo scopo del trasferimento è lo stesso: pagare meno tasse. Certo, non si può immaginare un motivo più stringente di questo per il portoghese che passa da un club in cui ha vinto tutto ad uno che con sofferenza cerca il suo posto al sole nell’èlite europea, senza mai trovarla. Al crepuscolo di carriera (33 anni, l’età di Cristo) Ronaldo si riserva un’ultima goduriosa provvigione in bianconera approfittando di un recente escamotage peraltro perfettamente legale che consente un grande risparmio fiscale ai super-ricchi che decidano di trasferirsi in Italia. Al di là delle dichiarazioni di rito da questo nasce tutto il recente grande amore di Ronaldo per la Juve.  I tifosi ne sono coscienti, perlomeno quelli che sanno interpretare la vicenda. E le risultanze del pittoresco sciopero in ambito Fca sembra una pallidissima risposta agli ingenti guadagni assicurati al calciatore. Così va il mondo (non solo quello del calcio) e non c’è troppo da stupirsi e da scandalizzarsi.

DANIELE POTO