di CRISTIANO SACCHI

Canned Heat è il nome di una bevanda alcolica economica e tossica, una micidiale miscela di alcol
denaturato allungata con acqua e limone ricavata da un combustibile solido con il nome di Sterno.
E’ questo uno dei nomi più strani della storia del blues. I Canned Heat sono un gruppo dal sound
grezzo, rurale e selvaggio e suonano un delta blues primitivo e istintivo.
Alan “Blind Owl” Wilson nasce ad Arlington il 4 luglio del 1943, è cresciuto con l’amore per il jazz
e il folk, ma un giorno si innamora di Muddy Waters. Nel ’64, contribuisce con l’armonica e la
chitarra alle registrazioni di Father of the Delta Blues per la Columbia Records, così si scopre tra i
pochi in grado di suonare con competenza il repertorio anni ’30. Wilson ormai è conosciuto, e con il
suo amico John Faley si trasferisce a Los Angeles dove incontra, Bob Hite, ed insieme a
quest’ultimo conosce anche Henry Vestine. Sono loro l’anima della primissima formazione dei
Canned Heat, dopo una prima incisione in sala nel 1966 per un album di solo cover, Vintage, che
vedrà la luce anni dopo, il gruppo farà il suo exploit al Monterey Pop Festival del ’67 e poi a
Woodstock nel ’69. I ragazzi si impongono con la loro miscela di boogie blues, insieme a
personaggi come Jimi Hendrix, The Who, Janis Joplin, così nell’aprile del 1967 si trovarono in
studio a registrare il loro disco di debutto per la Liberty Records. L’album in questione raggiungerà
il 76esimo posto nella classifica di Billboard.
Il lato A si apre con Rollin’ and Tumblin’, un classico di Muddy Waters, è un boogie scatenato e
ruvido fedele alle origini rurali del blues del delta, Bullfrog Blues entra nella sfera del rock”n”roll,
un’pò Little Richard un’pò Chuck Berry. Evil Is Going On un classico di Willie Dixon viene tirato a
lucido dalla band donandogli una nuova vita, Goin’ Down Slow è uno slow blues dove l’armonica
dona quel tocco anni ’50 che lo rende tragico ed ammaliante, Catfish Blues chiude il lato B, è
martellante e scoppiettante con i contorni dell’acid blues tipico della band.
Il lato B si apre con Dust My Broom, chitarra stile anni ’30 su base elettrica, memorabile, Help Me
ha una voce ipnotica e velatamente straziante. Big Road Blues e The Road Song sono sorelle acerbe
e minori della loro più famosa hit On The Road Again, The Story Of My Life rispetta alla grande i
canoni dello slow blues, con una chitarra che a tratti ricorda quella di Eric Clapton, Rich Woman
chiude il disco, e tratta uno dei temi che più ossessionava Alan Wilson, che di lì a poco troverà la
morte dovuta alla depressione.
“I Canned Heat hanno rianimato il blues originale esattamente come avevano fatto prima di loro
Muddy Waters e Howlin’ Wolf, tra gli altri, quando avevano reinterpretato i classici dei nativi del
Mississippi riadattandoli alle nuove esigenze del blues del secondo dopoguerra” (Pete Welding).