di CRISTIANO SACCHI

Il Santo Graal del rock’n’roll. Prima di Elvis, prima dei Beach Boys dei Beatles dei Rolling Stones. Il primo vero guitar hero della storia, la prima rockstar inquieta e fuori dagli schemi. Il primo chitarrista rock autore di tutti i suoi brani, con i testi che parlano di sesso, ragazze, macchine, party, che sbeffeggiano il mondo degli adulti e del conformismo. Se il rock’n’roll oggi è così come lo conosciamo, lo dobbiamo solamente a lui. Charles Edward Anderson Berry nasce il 18 ottobre 1926 a St.Louis e cresciuto nel Missouri. La sua famiglia è di ceto medio basso, molto numerosa, ma unita e cattolica e formata da grandi lavoratori e risparmiatori. E proprio grazie a questa famiglia, che il piccolo Chuck si appassiona alla musica, in quanto i genitori riescono a comprare, con non poche fatiche, un pianoforte. Il piano però è monopolizzato dalle sorelle maggiori, e Chuck può suonarlo solo in orari stabiliti. Quando scopre il boogie woogie e lo swing, perde interesse per ogni tipo di musica, e i suoi artisti preferiti diventano Lonnie Johnson, Muddy Waters, Arthur Crudup, T-Bone Walker, Nat Cole e Charles Brown. Rimedia la sua prima chitarra dal compagno di classe Clarence Richmond, e passa le ore ad imitare i suoni delle canzoni che gli piacevano, impara gli accordi base del blues e così il suo repertorio cresce in maniera esponenziale. Nel 1941, perde interesse per la scuola, e si lascia coinvolgere in alcune rapine che pagherà con il riformatorio dal 1944 al 1947. Quando esce, decide di rigare dritto: riprende il lavoro con il padre come carpentiere, si sposa e mette su famiglia, ma la musica resta sempre la sua passione, soffocata dall’esigenza di garantire il pane alla famiglia. La svolta arriva nel 1955, quando dopo un concerto si avvicina al suo idolo Muddy Waters e gli chiede come può fare per incidere un disco. La risposta è semplice: “Vai alla Chess Records e parla con Leonard Chess”. Detto fatto, il giovane Chuck va a trovate Leonard e gli fa ascoltare le sue composizioni, il produttore rimane impressionato da un pezzo in particolare, Ida May ribattezzata poi Maybellene. Il pezzo passa per radio e a Berry vengono offerti sempre più ingaggi. Un deejay di New York passa il brano su una radio nazionale e il fenomeno esplode: prima della fine del ’55 Chuck Berry è una star. Tra il ’57 e il ’59 incide una cinquantina di canzoni per la Chess, che sfrutta a pieno la sua gallina dalle uova d’oro. “Ho sempre voluto dare al pubblico ciò per cui ha pagato. Non mi sono mai risparmiato sul palco, ho offerto uno spettacolo, un intrattenimento e belle canzoni che potessero fare muovere in un solo posto bianchi e neri, teenager e adulti. Ho cercato di parlare il linguaggio di tutti e di cose in cui la maggior parte delle persone potesse riconoscersi”. Berry Is On Top è il suo terzo album, pubblicato nel luglio del 1959, è sostanzialmente una raccolta di successi, oggi si chiamerebbe greatest hits. Il titolo e l’immagine del disco sono eloquenti: un grazioso gioco di parole per sottolineare che ormai Berry è arrivato al top. Il lato A si apre con Almost Grown, canzone che appare nel film American Graffitti, è giocata sui cori femminili ed un piano vivace, Carol brano ripreso anche dai primi Rolling Stones, è vero e puro rock’n’roll alla Chuck Berry: trascinante e seducente, con il suo lick di chitarra immortale, suo vero marchio di fabbrica, Maybellene è il suo primo grande successo, uno stomp blues con contaminazioni country. Sweet Little Rock & Roller, sono tipici inni generazionali. Anthony Boy è una dolce filastrocca dal sapore country, mentre Johnny B.Goode chiude il primo lato con il botto: è il suo testamento per tutto quello che avverrà da questo momento in poi, è il brano che sdogana il rock’n’roll e darà il via a tutta una rivoluzione culturale che cambierà per sempre la storia della musica e non solo. Il lato B si apre con Little Queenie, pezzo gentile e accattivante, dove ripete come un mantra il suo intro di chitarra leggendario, Jo Jo Gunne è un altro suo brano rock’n’roll fresco e scanzonato. Roll Over Beethoven è un altro brano iconico, dove si diverte a sbeffeggiare il compositore tedesco “ballandoci sopra”,Around And Around con i suoi stop and go ha un sapore più blues che si allontana dal suo marchio di fabbrica, Hey Pedro e Blues For Hawaiians chiudono il disco senza troppi colpi di scena. “Se vuoi dare al rock’n’roll un altro nome, allora puoi chiamarlo Chuck Berry” (John Lennon).