di CRISTIANO SACCHI

L’ascesa di Hound Dog Taylor non è stata fulminante come la sua musica. Ce ne ha messo di tempo per arrivare alla gloria: quarant’anni di gavetta prima che qualcuno si accorgesse di lui. Questo suo primo LP è uscito alla veneranda età di cinquantasei anni, con una forza, un’originalità ed un carisma impressionante. Quando suonava aveva una sola cosa in mente: “far dimenticare alle persone i loro problemi, farle ballare o immergerle nel profondo del suo bottleneck blues”.

Theodore Roosevelt nasce il 12 aprile 1915 a Natchez, nel Mississippi, e cresce tra Tchula e Greenwhood in pieno Delta. Inizia a suonare la chitarra a vent’anni. Come la maggior parte dei musicisti del Delta, di giorno coltiva la terra come mezzadro e la sera va a suonare nei juke joint. Un giorno prende il biglietto di sola andata per Chicago, non è la prospettiva di una vita migliore a spingerlo nella Windy City, ma la necessità di salvarsi la pelle: qualcuno del Ku Klux Klan ha scoperto che il bluesman si vede con una donna bianca e ha deciso di lasciargli un messaggio: una croce in fiamme nel cortile di casa. Per un uomo di colore del Mississippi, l’avviso è abbastanza chiaro. Theodore Taylor sa di essere spacciato, si nasconde e il giorno dopo è già partito.

Hound Dog Taylor, il suo sound sta al Chicago blues, come il punk sta al rock’n’roll. Il bluesman batte palmo a palmo la Chicago del South Side e del West Side fin dagli anni ’40, conosce bene la scena, ma in pochi conoscono lui, nonostante tra i suoi ammiratori ci siano Jimmy Reed e Big Walter Horton. A cinquant’anni suonati ha alle spalle solo un paio di 45 giri e una session per Chess. E’ un illustre sconosciuto a cui manca solo un’po’ di fortuna, e la sua finalmente, dopo tanto tempo ha un nome e cognome, Bruce Iglauer, che incrocierà svariate volte gli Houserockers. “Nei primi mesi del 1970, mi sono trasferito a Chicago e ho cominciato a lavorare da Jazz Records Mart. Giravo per i club neri e incontravo spesso Hound Dog. Continuava a dirmi che dovevo andarlo a vedere. Suonava al Florence’s Lounge, nel South Side, di domenica pomeriggio. Sono andato lì e la mia idea su di lui è cambiata dal giorno alla notte”. Bruce è un appassionato di blues e anche discografico, propone Hound Dog anche al suo capo, ma non ne ricaverà nulla, tenterà altre strade, è tenace, e alla fine decide di creare un etichetta fatta ad hoc per lanciare il suo pupillo, la Alligator Records. Il disco di esordio di Hound Dog Taylor and the Houserockers è nudo e crudo, ruvido e abrasivo. Il sound è aspro e diretto e piace agli amanti del blues puro, ma crea anche una sorta di effetto crossover verso gli amanti del rock.

Il disco si apre con She’s Gone, pezzo dal sound inglese caro ai Black Sabbath, Walking the Ceiling, come  Taylor’s Rock e 55th Street Boogie, sono boogie veloci a tempo di rock’n’roll, con i tamburi di Ted Harvey a tenere un groove indemoniato. Mentre It’s Alright, Wild About You e Baby, sono degli stomp velenosi. C’è anche spazio per slow blues ammalianti come Held My Baby Last Night e It  Hurts Me Too. Phillips Theme è invece, una piccola concessione, seppur misurata, al virtuosismo.

Il mondo finalmente scopre Hound Dog, ma quattro anni dopo un cancro lo porterà via. La sua musica, ed il suo modo di fare blues, rimarranno per sempre nella storia. Il suo blues-punk-rock, rimarrà il primo crossover della storia. Uno dei pochi dischi blues a dare la scossa a chi lo ascolta.