di CRISTIANO SACCHI 

James Brown: l’uomo che ha rivoluzionato il rhythm and blues, che ha creato il funk, che ha gettato i semi della disco music e dell’ hip-hop, è probabilmente, senza dubbio, l’artista più influente della musica nera americana. La musica di James Brown, come ha scritto lui nella sua autobiografia, ha dentro il fuoco e la rabbia che nascono dalla povertà, dalle famiglie divise dall’indifferenza della società. Ecco, come questo artista ha fatto della sua musica uno strumento di riscatto e di orgoglio per tutto un popolo. Joseph James Brown Jr., nasce il 3 maggio 1933 in una baracca in mezzo al bosco, passano quattro anni e la madre lo abbandona in cerca di una vita migliore con il suo nuovo compagno. Il padre se ne prenderà cura per un’ po’, fino alla richiamata alle armi, a questo punto lo porta da sua zia Honey per farlo crescere insieme ai cugini. Il piccolo Junior si butta in strada a ballare, lustra scarpe e cerca di guadagnare in qualche modo i soldi con cui mettere insieme il pranzo e la cena per lui e la famiglia. E’ nelle strade che nasce James Brown, “fare il ballerino mi faceva sentire qualcuno”. Fonda un coro gospel che sarà la sua salvezza, e una parte della sua educazione musicale è farina del mitico bluesman Tampa Red, che frequenta una delle cugine. Il ragazzo ha un’infinità di talenti: sa cantare, ballare, e gioca anche a baseball, tanto che a un certo punto accarezza anche il sogno di arrivare a giocare nella Major Leagues, sogno infranto però dopo un infortunio. Mollati i riformatori e le arene sportive, il palcoscenico diventa casa sua. Due dei suoi primi 45 giri, Please, Please, Please e Try Me, volano nelle classifiche r&b e pop. E’ l’inizio di una ascesa straordinaria: songwriter, arrangiatore, produttore, interprete, James Brown sa fare tutto, diventa padrone di se stesso, tanto che nel ’63, fonda, con il padre, la sua casa di produzione. Nel ’65, l’anno di pubblicazione di Papa’s Got A Brand New Bag, è il momento in cui James Brown si trasforma in una vera icona culturale. Attraverso vari cambi di formazione arriviamo al disco in questione: There It Is. Potenza ritmica e groove funky, questa è la forza trascinante e vincente dell’ album. Il lato A apre con il botto: There It Is (Part 1 & Part 2), ha tutto quello che di meglio si può avere da una band che mangia groove e feeling a colazione, trascinanti le chitarre funk e i suoi urli. King Heroin, ha tutta l’aria di un sermone che mette in guardia i ragazzi dai pericoli della droga, potrebbe essere un anticipazione del rap! I’m A Greedy Man (Part 1 & Part 2), riportano il disco a far vibrare le anime e scaldare i corpi: un vortice di ritmo che ti rapisce da subito, il lato si chiude con Who Am I, fine ballad, crossover tra atmosfere jazz da night club, con però, tutte le sfumature e le caratteristiche dei suoni degli anni ’70. Il lato B si apre con Talking Loud And Sayin’ Nothing, altro brano tipico del suo repertorio funky/soul, grande ed ipnotico, il lavoro del basso. Si prosegue con Public Enemy Part #1 e Public Enemy Part #2, dove, come in King Heroin, racconta la sua vita ed il suo pensiero come fosse un sermone in piedi davanti ai suoi fedeli. I Need Help (I Can’t Do It Alone), ha fiati e chitarre da vendere: tutto groove e urla, Never Can Say Goodbye chiude il disco e infonde positività e speranza a chi ascolta. James Brown, ovvero: “King of R&B”, “Godfather of Soul”, “Funky President”, “Original Disco Man”, è il crocevia di tutta la musica nera dal blues al rap. Gigante indiscusso.