di CRISTIANO SACCHI

ROMA – Chiudete gli occhi: immaginate una mattina d’estate, calda, torrida, la Route 66 si estende davanti a voi per chilometri che sembrano infiniti e forse lo sono, guidate una decapottabile bianca con i sedili anch’essi bianchi probabilmente di pelle, non siete soli ma in ottima compagnia (ad ognuno le sue preferenze), direzione Florida. Accendete ora lo stereo e provate ad immaginare una musica che si adatti a tutto questo. Se non riuscite ad individuarne nessuna, allora ascoltate il mio consiglio, provate con i Lynyrd Skynyrd. Quando il rock si veste dell’orgoglio sudista e si contamina con il country ed il folk: il southern “hard” rock è la loro creatura che farà da apripista a gruppi come Ac Dc ed Aerosmith, giusto per citarne qualcuno illustre. Alcolizzati, drogati, rissaioli, ma anche grandi musicisti e performer, questo sono i Lynyrd Skynyrd, la loro storia è tutta una leggenda, e come in un film, dal finale tragicamente epico. Le radici della band di Jacksonville sono nella musica nera, nel gospel e nel country del sud, ma i loro idoli, sono anche quelli del British blues: Rolling Stones, Yardbirds, Cream ed i Free. Ronnie Van Zant e Gary Rossington, si incontrarono durante una rissa scatenatasi per una partita di baseball nel 1960, la passione per la musica di entrambi li porta a mettere in piedi una band, che dal ’64 in poi vivrà veloci cambi di formazione e di nomi. I ragazzi, come ogni rock band che si rispetti, sono anticonformisti e fuori dalle regole, non amano in particolar modo il “dress code” imposto dalla scuola ed esercitato con autorità dal loro professore di ginnastica Leonard Skinner. Proprio dal loro autoritario professore prenderanno spunto per il definitivo nome del gruppo. La svolta arriva nel ’67 con l’incontro con i loro idoli gli Allman Brothers, da quel momento capiscono che devono abbandonare la scuola per dedicarsi anima e corpo alla musica. “Avevamo questo sogno e piuttosto che rinunciarci saremmo morti. Volevamo provarci a tutti i costi. Piuttosto che tagliarci i capelli e trovarci un lavoro, preferivamo morire cercando di realizzare il nostro sogno. Almeno saremmo morti felici!” (Gary Rossington). L’incontro decisivo arriva nel ’72, quando Al Kooper dopo averli ascoltati al Funocchio di Peachtree Street ad Atlanta, rimane folgorato dicendo di loro che sono i Rolling Stones americani. Con il produttore approdano alla sua Sound of The South, emanazione della MCA che pubblicherà i loro primi tre dischi, la loro triade storica che li consegnerà alla storia del rock per sempre. Il loro debutto è il più devastante degli anni ’70, questo primo loro lavoro sarà il più imitato ed il più inimitabile, solo brani inediti per un Lp che verrà inserito dalla rivista Rolling Stone nella classifica dei Top 500 dischi di sempre. Ain’t The Gone apre l’album, subito un riff graffiante di chitarra di Gary Rossington che mette subito le cose nella giusta direzione, dettando un modo di suonare che farà scuola e leggenda. Tuesday’s Gone è una ballad che sembra scritta dagli Aerosmith, e somiglia molto al loro brano degli anni ’90 Crazy, Gimme Three Steps, altro brano puro southern rock, strizza l’occhio e non poco ai Rolling Stones. Simple Man chiude il lato A del disco, altra ballad che racchiude nel riff iniziale della chitarra quel germe che servirà da spunto ai Metallica per la loro Nothing Else Matter. Il lato B si apre con Things Goin’ On, brano che parla del ghetto di Jacksonville e della sua difficile vita; blues misto country/honky-tonk con una chitarra slide semplicemente geniale, Mississippi Kid è un vero blues old style, il testo parla di un fuorilegge poco incline alle regole, come il loro stile di vita tra l’altro. Poison Whiskey, sound aggressivo dalle prime note di chitarra, ribadisce le loro buone abitudini: Jack Daniel’s e Chivas Regal, l’album si chiude con Free Bird, il loro pezzo più gettonato alla radio e cantata in coro dai fan a ogni concerto. Il 20 ottobre del 1977 il loro aereo privato si schianta nelle paludi del Mississippi. Nel disastro aereo persero la vita Ronnie Van Zant e Steve Gaines, mentre gli altri componenti riuscirono più o meno a salvarsi nonostante le gravi ferite riportate. Da qui in poi sarà tutta un’altra storia, ma è grazie a questo primo disco che il loro sound volerà per sempre alto attraverso la storia del rock“n”roll.