Al 48° parallelo del tennis mondiale ecco lo scontro che gli organizzatori, ma solo loro, avevano previsto, ovvero la testa di serie numero 1, il serbo Djokovic, contro la numero 2 “fittizia”, lo svizzero Federer, che sul campo come nella mente dei parrucconi londinesi, ha scavalcato l’iberico Nadal, vero numero 2 del mondo e 3 del seeding, dato in gran forma da due mesi a questa parte. Nel computo degli scontri diretti, il tennista serbo è avanti 25-22, con lo svizzero che non batte il serbo da quattro anni. Djokovic-Federer sarà la quinta finale in un torneo del Grande Slam, con il numero 1 del mondo che ha vinto la finale di Wimbledon 2014 e 2015 e la finale degli US Open 2015, mentre Federer ha trionfato una sola volta, Us Open 2007. Sull’erba londinese il serbo è avanti 2-1 ma l’impressione è che sarà una grandissima partita, perché Federer ha mostrato di essere in palla (altrimenti Nadal non lo batti) e Djokovic di essere solidissimo, un vero number one. Forse potrebbe far la differenza le energie spese dai due per arrivare all’ultimo atto. Federer, che a Wimbledon è alla sua dodicesima finale con un bilancio di 8 vittorie e 3 sconfitte (31esima finale Slam per lo svizzero, a 16 anni di distanza dalla prima volta, Wimbledon 2003), è giunto all’epilogo perdendo per strada solo tre set ma se, oltre agli scontri diretti, contiamo che lo svizzero va per le 38 primavere e che contro Nadal alla fine (come da sua ammissione) era sfinito, la bilancia potrebbe pendere dalla parte di Djokovic, abile palleggiatore, che di set sinora ne ha persi solo due (al terzo turno contro il polacco Hurkacz e in semifinale contro Bautista Agut) e che a Church Road vanta 4 vittorie e 1 sola sconfitta in finale (peraltro il tennista serbo è campione in carica). L’impressione è che più la partita si faccia lunga e più Djokovic possa venir fuori, magari per maggior freschezza atletica. Di certo, chiunque vinca, non si scappa dai favolosi tre, che hanno vinto 15 degli ultimi 17 Wimbledon (ad eccezione delle due volte dello scozzese Murray). Ricambio generazionale? Ma de che! Djokovic, Nadal e Federer, finché sportivamente vivranno, lasceranno solo briciole ai vari Thiem, Zverev, Tsitsipras e compagnia bella. Inutile farsi illusioni: loro sono i campioni, i ragazzotti dei baldanzosi comprimari.

Andrea Curti