Escono due servizi ventriloquio sul basket su pubblicazioni di Cairo. Un elogio a
Messina sul Corriere della Sera, un’intervista a Petrucci sulla Gazzetta dello Sport.
Una prova in più dello scollamento tra il pensiero dell’opinione pubblica e quello dei
poteri forti (in Italia, il resto del mondo peraltro ci ignora) e della calante vendita dei
quotidiani e del loro indice di gradimento. Si può tirare una sintesi comune, da
metaverso o da realtà deformata, per i due servizi. Il basket italiano va
magnificamente, i palazzetti sono pieni, ci qualificheremo sicuramente per
l’Olimpiade magari con l’utilizzo dei passaportati e sfruttando la valorizzazione dei
soggetti italiani (Bortolami, Flaccadori, Tonut) che l’Olimpia Milano sta garantendo
in Eurolega. Sottofondo non detto: il presidente Petrucci alla bella età di 79 anni si
ricandiderà per il prossimo quadriennio alla guida di una federbasket che controlla
da quasi una trentina d’anni e con risultati poco brillanti nelle ultime stagioni.
Ebbene l’analisi è fallace e traditrice perché i fatti raccontano tutt’altra realtà.
Milano sta utilizzando i giocatori italiani solo perché gli infortuni di Lo e Baron
costringono Messina a raschiare il fondo del barile. La sua cronica idiosincrasia per il
prodotto interno lordo è testimoniata dal trattamento riservato a giocatori come
Baldasso, Alviti, Fontecchio che hanno dovuto lasciare Milano per riemergere in
combinato disposto con casi più antichi di minimizzazione “milanese” (Pascolo, Della
Valle, Moraschini, Moretti). Milano da sempre ha vilipeso la nazionale. Quel Tonut
descritto nell’articolo come un “bamboccione” salvato da Messina è il giocatore che
a Venezia segnava dai 15 ai 20 punti a partita fino a venire riconosciuto come il
miglior giocatore italiano del campionato. Invece a Milano è snaturato, gioca a
spizzichi e bocconi, fino a una memorabile umiliante esibizione da 37” nel trascorso
torneo. Il prestigio della nostra nazionale non brilla di luce propria dopo il discreto
ottavo posto ai Mondiali (con quattro sconfitte quasi consecutive) e tempi duri si
annunciano per la qualificazione olimpica vista la schiacciante conclamata
superiorità della Lituania nel probabile scontro diretto. Inoltre il discusso allenatore
degli azzurri Pozzecco è stato brutalmente licenziato dal Villeurbanne dopo che

proprio Petrucci gli aveva concesso il part time per allenare in Francia. Evidente la
perdita di prestigio che ricade a cascata sul nostro basket perché la nazionale viene
allenata da un soggetto giudicato scarso da un club francese. Bene aveva fatto le
federazione tedesca con bel altro piglio e serietà a non concedere al coach
campione mondiale Herbert il pass per il part time transalpino. Inoltre il richiamo ai
passaportati è vago ed anche improvvido visto il completo fallimento della missione-
Banchero e l’evocazione inutile in passato di giocatori come Divincenzo e
Arcidiacono. Verrebbe voglia di scrivere in merito ai due servizi che “un bel tacere
non fu mai scritto” di dantesca memoria.

DANIELE POTO