Un giornalista vero…

Finivo le interrogazioni prima del termine dell’anno scolastico: lo scopo era incollarmi a Rai3 dalle 11 del mattino sino alle 21. C’era il Roland Garros in diretta, e Lui insieme a noi telespettatori, si sciroppava dalla infuocata cabina del Centrale, match insopportabili e interminabili (vedi il derby francese Santoro-Clement) alternati a partite memorabili (la finale McEnroe-Lendl del 1984). Poi ritrovavo di nuovo la sua voce squillante e allegra a Wimbledon, a volte con Panatta nel remake della comicità tutta romanesca di petroliniana memoria, a volte catapultato “al volo” solo perché Canè era in vantaggio di un set contro il mastino Lendl sempre nella kermesse londinese. Ed era uno spettacolo. Ha coniato il “turbo rovescio” in Davis per esaltare le doti tecniche del Paolino bolognese e altre espressioni tipo “la pallina va a morire all’incrocio delle righe”, assolutamente geniali, fantastiche, fuori da ogni freddo schema statistico. Me lo sono poi ritrovato girando al seguito dell’Italtennis parecchie volte: in Svezia, in Spagna, a Firenze, Cagliari, Venezia, al Foro Italico. Girava per i tavoli dei giornalisti salutando tutti, senza distinzione tra noi giovani peones della penna, squattrinati e a volte mal vestiti, e gli affermati, soprattutto dello scontrino selvaggio, trattando tutti allo stesso modo, dispensando saluti, battute e sorrisi. Ci univa la passione per la Lazio e le chiacchierate su Zoff e i suoi schemi non proprio offensivi che caratterizzavano gli intervalli tra un diluvio e l’altro o semplicemente le pause a fine giornata. Nella vita si incrociano tante persone ma di Lui non mi dimenticherò mai. Ciao Giampiero.

Andrea Curti