Il 4 dicembre del 1993 moriva Frank Zappa, genio in precario equilibrio volontario tra rock, jazz, blues, fusion ed altri stili musicali in un enorme teatro dell’assurdo ogni volta che saliva sul palco per proporre le sue performances insieme ad altri artisti musicalmente anarchici come lui. Insomma un cinico provocatore fuori da qualsiasi schema, pronto a fare a pezzi ogni liturgia predeterminata, scansando qualsiasi tipo d’imposizione e d’impostazione musicale fino ad arrivare alle estreme conseguenze come quelle di presentarsi in ritardo ai concerti già fissati oppure salire su palcoscenici e far cantare il pubblico piuttosto che la sua band. Zappa era a tutti gli effetti un abile provocatore che spaziava da Stravinskji a Ravi Shankar nel giro di pochi secondi, o dal canto a tenore sardo fino ad arrivare amabilmente ad impegnative poesie dei grandi poeti del passato. Zappa era sempre pronto ad evidenziare le sciocchezze del pop facendolo a pezzi con bella ed apprezzabile violenza. Frank era talmente bravo, così dotato musicalmente che tendeva sistematicamente a mancare di sintesi privilegiando invece le ipotesi perche’ ogni brano era sempre un’occasione buona per fare sarabonda o confusione studiata ed improvvisata. Era innamorato di un percorso musicale ma tornava spesso indietro per riprovare sistematicamente in modo diverso. Insomma un fenomeno esaltato dalle sue stesse fobie.

MAURO CEDRONE