Il disastro della Nazionale ha molti padri e cause razionali. E induce a un serio
revisionismo critico. Fu vera gloria agli Europei? Non vogliamo ridimensionare il
successo continentale ma solo adombrare un’analisi realistica su quella esperienza.
L’Italia fu protagonista di un entusiasmo girone di qualificazione con vittorie nette,
un gioco brillante e una personalità spiccata. Ma a partire dalla seconda fase fu
tutt’altra storia, in linea con il livellamento medio del calcio continentale, sulle onde
di un eccezionale equilibrio. Infatti l’Italia ha vinto il titolo pareggiando tre delle
quattro partite successive, imponendosi in gran parte nell’extra-time. Dunque
sarebbe sbagliato giudicare quell’Italia superiore a rispettabili avversari battuti di
misura. Nel girone di qualificazione ai mondiali Mancini ha fatto peggio di Ventura,
complici i rigori sbagliati da Jorginho, esaltato oltre misura come potenziale pallone
d’Oro. In effetti il girone del 2018 comprendeva la Spagna e qui l’Italia si è arresa alla
Svizzera. Senza contare che in ottica playoff la Svezia è superiore alla Macedonia del
nord. E che, anche se quest’ultima fosse stata battuta, l’Italia probabilmente si
sarebbe arenata contro il Portogallo. Dove ha sbagliato Mancini? Nel non prendere
atto della dissipazione dei valori tecnici che avevano portato alla conquista europea.
La gratitudine è un brutto male nell’episodicità del calcio. Mancini non ha voluto
giubilare Immobile e Insigne, internazionalmente ora non più all’altezza. E’ rimasto
nel guado non dando piena fiducia dall’inizio a Raspadori e Scamacca. E i risultati si
sono visti. La nazionale rispecchia il modesto valore attuale del calcio italiano.
Attaccanti che non rischiano un dribbling, che non provano mai a saltare l’uomo, che
non inquadrano la porta (vero Berardi?). Così la parrocchietta italiana fruisce di
giocatori stranieri come Arthur (non a caso della Juventus) che dispensa 58
passaggetti riusciti su 60, mai tentando un affondo, un assist o un’iniziativa ficcante.
Arthur alla fine prende sei in pagella ma la sua squadra perde. E la nazionale è piena
di giocatori come Arthur. E qui citiamo ancora il Jorginho visto contro la Macedonia.
DANIELE POTO
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