di MAURO CEDRONE

Quel giorno indimenticabile ero nella pancia dell’Olimpico, precisamente nei meandri della curva sud, all’interno degli studi della TV a circuito chiuso, una sorta d’entertainment television in diretta sui megascreen dello stadio. Lavoravo li ed insieme ad una collega molto brava (veniva da Rai International) conducevo una trasmissione tutte le domeniche, prima dei matches della Lazio e della Roma. Classici e scontati i contenuti di quelle 2 ore in diretta: interviste pre e post partita ed intermezzo in tribuna stampa per i commenti dei colleghi giornalisti e dopo il fischio finale risultati e classifiche. Quel giorno, quel 14 maggio del 2000 ero teso, preoccupato, ansioso perche’ quella trax doveva essere “doppiata” con lo stadio umbro per Perugia-Juventus con i bianconeri che si stavano giocando lo scudetto. Renato Curi e Olimpico in una epica sfida a distanza per l’assegnazione del tricolore da mettere sul petto. Nonostante i 3 gol biancocelesti rifilati alla Reggina, l’apprensione era dominante perche ‘ il risultato al Curi non si sbloccava e pioveva a dirotto con il manto erboso trasformato in una enome piscina. Alla Juve del resto bastava un pareggio per vincere lo scudetto, una possibilita’ che stava pian piano evaporando per colpa del gol di Calori. Il nubifragio però consiglia all’arbitro Collina di sospendere l’incontro in attesa di tempo migliore. Intanto all’Olimpico sessantacinque mila tifosi sugli spalti anche loro in attesa spasmodica, mentre giu’ in regia di immagini da Perugia nemmerno l’ombra ad acquire lo stress nella pancia dell’Olimpico. E’ dura tenere su una trasmissione senza far vedere qualcosa sui megasceen e allora mi viene un’idea semplice, banale e scontata: perche’ non mandare in diretta-radio tutto quello che stava accadendo al Curi?. Salgo velocemente in tribuna a cercare il direttore della TV, lo rintraccio e gli propongo di mandare sui megascreen ovviamente la radiocronica  con la sola voce di Riccardo Cucchi., Niente da fare, impossibile, tecnicmente impossibile….ma io non ci credo. La discussione è fine a se stessa anche con toni accesi. I 65 mila dell’Olimpico devono accontentarsi delle radioline, ci resto male e mugugnando torno giu’ in studio sotto la cuva sud. Mentre scendo le scalette per raggiungere la regia e la mia collega di lavoro, sento “l’esplosione” dell’Olimpico, a Perugia Collina fischia la fine: la squadra umbra batte la Juventus costretta a cedere così il passi tricolore ai biancocelesti di Eriksson e Cragnotti. Quel:”Sono le 18.04, la Lazio e’ campione d’Italia” ancora risuona forte nella mia mente ma resta sempre il rammarico per quel diktat del direttore…..che era della Roma!!! .