Un ottimismo un po’ irrazionale permea l’attesa per la possibile qualificazione mondiale della squadra
azzurra di calcio. Dovuto probabilmente all’anno magico in cui la squadra di Mancini ha conquistato
l’Europa, in parte invalidato dalla riconosciuta superiorità della Spagna nello scontro diretto e da un ranking
internazionale che certo non conferisce all’Italia il rango di prima della classe. E le notizie d’attualità che si
susseguono non invitano all’ottimismo. La squadra titolare ha perso l’elemento capace di saltare l’uomo,
quel Chiesa che rivedremo solo in un 2022 molto inoltrato. E se si evocano come possibile salvatori della
patria Scamacca e Raspadori vuole evidentemente dire che le varie ipotesi di centravanti titolare (Immobile,
Belotti) non hanno soddisfatto in tempi recenti. L’homo novus Zaniolo fa fatica a imporsi nella Roma e il suo
avvento in maglia azzurra è ancora un’operazione incompleta mentre l’anagrafe (e gli acciacchi) certo non
lavorano a favore di Bonucci e Chiellini. Dunque scriviamo chiaramente che Mancini rischia lo stesso
scivolone di Ventura, maledicendo una volta di più la grande occasione mancata con la Svizzera e il passo
falso del doppio rigore sbagliato da Jorginho, peraltro infallibile nel club. Negli spareggi mondiali l’italia è
sicuramente favorita nello scontro diretto con la Macedonia ma altrettanto certamente sfavorita nel
probabile scontro esterno con il Portogallo. Infatti il fattore campo fa leggermente pendere il pronostico
dalla parte di Cristiano Ronaldo, certo sulla carta potenzialmente più decisivo di qualunque giocatore
azzurro. Non giova alla causa il momento prolungato di pandemia e una irrazionale fiducia nello stellone
italico. L’undici azzurro segna poco e se incassa un gol in avvio di partita difficilmente riesce a risalire la
corrente. La difficoltà dell’impresa deve spingere il tecnico a inventarsi qualcosa di nuovo anche perché il
coraggio che gli è mancato contro la Svizzera si è tramutata nel boomerang perdente.
DANIELE POTO
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