Sinceramente fa un po’ ridere, per non dire peggio, quanto stiamo leggendo articoli, a destra e a manca
su tutti i media, in merito alle sfide che si sono svolte nei cosiddetti collegi uninominali, dell’appena
conclusa elezione.
Alcuni esempi: Casini batte Sgarbi, Bonino e Calenda sconfitti da Mennuni, Costa vince su Di Maio.
Ora mi rendo conto che la materia è forse la più interessante se non, in onestà, semplicemente la più
appetibile giornalisticamente, durante la sfida elettorale: peccato però che sia un falso, ovvero una bufala.
Infatti, a differenza di precedenti elezioni con collegi uninominali, dove ad esempio in una scheda si votava
il candidato alla Camera, e solo in un’altra si sceglieva il partito (e listini collegati), in questa tornata in
un’unica scheda si esprime un unico voto.
Barrando solo il simbolo, il voto va anche al candidato; barrando invece il candidato il voto va anche alla o
alle liste che lo sostengono. Quindi è totalmente impossibile che la stragrande parte dei candidati
“vincenti” non appartenga all’alleanza che ha predominato nell’elezione, a prescindere nel modo più
assoluto dalla bravura, simpatia, o empatia col territorio, espressa dagli stessi, punto.
Al contempo si può anche annotare come tale scelta, unita alla decisione di uniformare il metodo di voto
tra i due rami del Parlamento ed al fatto che l’età elettiva attiva per il Senato sia stata equiparata ai 18 anni
previsti per la Camera, abbia creato di fatto un maggior consolidamento della compagine vincente. Con
minori, se non impossibili, difficolta; causate invece da sistemi diversificati.
Quindi, come sempre, luci ed ombre da ogni sistema elettorale fin qui testato, quel che è certo è che
ognuno ha votato il partito o coalizione a cui sentiva di appartenere politicamente, ma all’O.K. Corral,
questa volta, non si è svolta proprio alcuna sfida.

Gian Piero Ventura Mazzuca