Il tormentone Egonu non finisce mai. Riassunto delle puntate precedenti. La più
forte giocatrice italiana,di chiara origine africana, non si è mai insediata con
tranquillità nel sestetto della nazionale di pallavolo, orba del giro delle medaglie ai
recenti europei. Complice un’ostilità diffusa dell’ambiente per le sue accuse di
razzismo agli italiani, per il suo outing sull’omosessualità, per il suo recentissimo
dissenso dalle scelte del citì Mazzanti che l’ha spodestata dal ruolo di schiacciatrice
principe delle azzurre, insediando al suo posto la russa naturalizzata Antropova: più
alta, più giovane, meno problematica. Così dopo aver giocato un campionato
continentale da dentro e fuori ma praticamente da riserva (e mai col sorriso tra le
labbra anche dopo un punto segnato) la Egonu ha di nuovo tolto il disturbo
rinunciando alla convocazione per il torneo preolimpico accusando una condizione
di stress. E’ il logorio della vita moderno del professionista contemporaneo, acuita
dalle sue particolarità generiche e dal suo essere donna e con un cervello in grado di
decifrare i messaggi dell’ambiente. C’è la fondata impressione che con questo
selezionatore lei non vorrà mai più giocare in nazionale e sarebbe un peccato perché
la sportiva è forte ed ha soli 25 anni anche se ha fatto scelte sbagliate nella carriera
più che nella vita. Come quella di andare a giocare in Turchia per un anno con la
prebenda di un milione di euro a stagione, sradicandosi ancora di più dal proprio
ambiente. Vista la sua età non si può parlare di dorato tramonto ma di rinuncia per
incompatibilità ambientale anche se la nazionale abbonda di colleghe multietniche a
lei molto legate, come la Sylla. Più che un tecnico ora urge l’intervento di un
dirigente e/o di uno psicologo. A volte basta poco per ritrovare i perduti equilibri.
Come provare a far giocare insieme Egonu e Antropova-
DANIELE POTO