ROMA – Si era presentato a Roma per la prima volta in carriera senza ancora un successo (una finale in Australia e quattro semifinali di cui tre sul rosso), eppure per tutto il torneo Rafa Nadal, ora 2 del mondo, ha mostrato il meglio di sé, rifilando tre 6/0 agli avversari e dando l’impressione di essere di nuovo favorito al Roland Garros, dove ha trionfato nelle ultime 11 edizioni. Il numero 1 Djokovic, non uno qualsiasi, ne ha subito l’ardore al Foro Italico beccandosi un cappottone indimenticabile nella prima frazione della finalissima (solo 38 minuti); Nadal saltava come un grillo, lucido e deciso, mentre Djokovic pagava l’intensità degli scambi da fondo e (probabilmente) anche le oltre cinque ore impiegate nei turni precedenti per piegare nei quarti l’argentino Del Potro e in semifinale l’altro sudamericano Schwartzman. Però l’orgoglio del tennista serbo non si è fatto attendere; Djokovic ha vinto il primo game dopo 45 minuti e, nella seconda frazione, ha annullato quattro palle-break a Nadal prima di sferrare il colpo (imprevedibile) del break al decimo gioco sul servizio Nadal. Nadal che lo ha un po’ aiutato, visti i due errori gratuiti (col dritto e col rovescio) che hanno consentito al serbo di pareggiare il conto dei set per 6/4. Ma nella terza e decisiva frazione lo spagnolo, visibilmente più lucido e più pimpante, strappava subito il servizio al “number one”, agevolato anche dai favori del serbo che, al cambio di campo, sfondava una racchetta per aver commesso tre errori gratuiti. Si salvava Djokovic nel terzo gioco, salvando 2 palle del 3-0 al maiorchino, ma nell’aria si respirava già l’aria della resa, testimoniata dopo nel settimo game quando il serbo metteva in rete una facile voleè di rovescio. Nadal così, dopo 2 ore e 25 minuti di gioco, ha alzato le braccia al cielo di Roma per la nona volta in carriera (81esimo titolo che mancava da 9 mesi, Toronto 2018), e miglior biglietto da visita per Parigi non poteva esserci, lo sa anche Djokovic, che punta al Grande Slam, impresa che manca da 50 anni nel tennis. Nadal accorcia anche nelle sfide dirette col serbo, che è in vantaggio 28-26, ma il Roland Garros potrebbe vederli di nuovo di fronte. Intanto nella finale femminile la ceca Karolina Pliskova, 7 del mondo (ma era stata addirittura n.1 quasi due anni fa), ha iscritto per la prima volta il nome nell’Albo d’Oro degli Internazionali d’Italia, 41 anni dopo la connazionale Marsikova (1978); la tennista di Louny, guarda caso residente a Montecarlo, ha impiegato un’ora e 25 minuti per scrollarsi di dosso la rivelazione del torneo, l’inglesina di nascita australiana Johanna Konta, 42 del mondo. Il match è vissuto sui due break, uno per set, conquistati dalla 27enne ceca che ha seguito a menadito, per tutto l’arco della settimana, i consigli della coach Conchita Martinez, indimenticabile giocatrice spagnola che a Roma calò il poker dal 1993 al 1996. Così nella prima frazione la Pliskova, che ha servito l’86% delle prime palle, ha inanellato 7 punti ad 1 che le sono valsi il break al secondo game. Nell’ottavo, sul 5-3 servizio Konta, la ceca ha avuto il primo set point, annullato dalla rivale, e nel nono la Pliskova avrebbe potuto cedere il servizio se l’inglesina non avesse sbagliato scelta nell’effettuare un dritto in diagonale piuttosto che in lungolinea. Dopo il pericolo scampato la ceca ha portato a casa il primo set 6/3. Nella seconda frazione l’unico passaggio a vuoto della Pliskova si è avuto al secondo gioco quando la pupilla della Martinez ha commesso tre errori gratuiti concedendo la palla del 2-0 alla sua avversaria. La Konta però è stata complessivamente fallosa (26 errori non forzati per lei contro i 14 della Pliskova) e d’altronde il suo gioco profondo e imprevedibile l’aveva issata sino alla finale tra lo stupore generale. Ad ogni modo uno schiaffo al volo di dritto ha permesso alla Pliskova di salire 5-3 e di chiudere la contesa per 6/4. Entrambe le giocatrici, oltre all’aspetto economico, trarranno benefici in termini di classifica: domani la Pliskova (13° titolo in carriera su 25 finali) sarà 2 del mondo mentre la Konta, alla sua seconda consecutiva finale sul rosso dopo Rabat, diventerà numero 26 entrando tra le teste di serie del Roland Garros.

Andrea Curti