Sta tornando. Lentamente ma sta tornando. Oggi in campo si è rivisto il primo Cecchinato, quello di Budapest, aprile 1998, che partendo da lucky loser vinse il torneo con il suo tennis calmo e paziente, pulito, ordinato come vuole coach Sartori, col suo servizio ad uscire e il diritto a sventaglio vincente. Al Foro Italico, contro l’inglese Edmund, 47 con un passato da numero 14, uno che gioca alla Big Jim Courier, tutto anticipo e bordate coi fondamentali, il Ceck (nel suo annus horribilis sceso da 16 a 113 della classifica ATP), in fiducia grazie alle tre vittorie in qualificazione, non si è scoraggiato dopo aver ceduto il primo set (subendo due break) ma ha continuato da una parte ad arginare i diritti vincenti del suo avversario, dall’altra ha iniziato a macinare gioco, a prendere campo, a far sentire in campo la sua personalità, quella dei bei tempi. Così è rimasto aggrappato al britannico aggiustando la battuta e la mira col rovescio, trascinandolo nel tie-break che ha portato a casa al quarto set point (da cardiopalma!) nonostante l’interruzione per pioggia potesse svantaggiarlo. Al contrario. Nella terza e decisiva frazione, Edmund ormai svuotato e falloso non ha resistito all’esaltazione agonistica del palermitano che trovava anche quella sicurezza smarrita da tempo per chiudere senza ansie il suo match. La concentrazione è stata la chiave della vittoria del neo-papà che forse, finalmente, passo dopo passo sta mettendo alle spalle il lungo periodo di buio sportivo. Intendiamoci, deve ancora ritrovare il suo vasto repertorio (a partire dalla palla corta, marchio di fabbrica, oggi giocata male in situazioni anche sbagliate) e per approdare negli ottavi non basterà la prestazione odierna contro il serbo Krajinovic (rivincita di quel maledetto Australian Open quando l’azzurro, avanti due set a zero, si batte rimontare e battere sciupando un match point!). Spiega Cecchinato: “Essere diventato papà mi dà tanta forza ed ho un team di veri professionisti. In questi sei mesi di stop forzato abbiamo lavorato bene nel fisico e nella mente, avevo buone sensazioni, e queste sensazioni sono venute fuori in queste quattro partite“. Poi prosegue: “Con l’interruzione della partita per pioggia non era un momento facile. Facevo fatica a stargli dietro ma poi sono rientrato con altro spirito“. Il tennis italiano deve molto a Marco Cecchinato perché la sua semifinale al Roland Garros 2018 ha fatto da apripista a tutto il movimento, compreso quel Caruso che, con la sua affermazione sull’americano Sandgren, ha dato il là per il Sicilia-day in terra capitolina. L’acuto del ragazzo di Avola, corregionale di Cecchinato con la stessa età (27 anni) e stesso anno di inizio di professionismo (2010) è l’emblema del lavoro e del sudore, dello stare zitto e pedalare. Entrato nella top 100 poco prima del lockdown, Caruso  non ha perso l’entusiasmo né ha imprecato contro la sfortuna ma ha lavorato duramente; i risultati sono arrivati subito, una campagna americana sul cemento di grandissimo rispetto (terzo turno agli US Open e passaggio delle qualificazioni al 1000 di Cincinnati), che lo ha catapultato al suo best ranking (87 del mondo). E anche a Roma si è preso una bella soddisfazione, quella di superare il primo turno contro l’americano Sandgren, che ha la metà della sua classifica. Caruso è stato bravo a rimontare lo yankee che è giocatore scorbutico, non bello a vedersi ma difficile da battere. E lui ci è riuscito, Perso il primo set, il 27enne tennista di Avola ha risalito la china col solito gioco di pressione da fondo campo breakkando il suo avversario al sesto game e portando a casa la seconda frazione. Poi nel terzo set il miracolo: sotto 4-2 e con due palle del 5-2 a disposizione, con Sandgren che pare non averne più, Caruso reagisce non mollando un centimetro del polveroso campo di gioco e alla fine doma il suo avversario nel tie-break, meritando l’approdo al secondo turno, dove ad attenderlo c’è il numero uno del mondo Djokovic nel remake del terzo turno del Roland Garros 2019. Comunque, sette italiani al secondo turno di Roma è un risultato pressoché storico. Berrettini e Fognini (in rigoroso ordine di classifica) hanno match diversi: il primo affronta il qualificato Coria e non dovrebbe aver problemi, per Fognini invece c’è il talentuoso francesino Humbert, uno che sa giocare bene a tennis. Qui conterà molto il fisico e sappiamo che il Fogna non è in formissima. Anche gli altri hanno brutti clienti. Sonego se la vedrà con il norvegese Ruud, pedalatore instancabile che però riesce ogni tanto anche a proporre un tennis diverso dal palleggio da fondo; il piemontese dovrà essere bravo a non fargli comandare lo scambio. Anche super Travaglia da Ascoli Piceno dovrà cercare di non dare troppo spazio ad un Coric ritrovato in parte ma non del tutto; il pronostico pare chiuso ma anche contro Fritz Travaglia, per la classifica, avrebbe dovuto soccombere. Invece no. Restano i diciottenni Sinner e Musetti, il primo contro il greco Tsitsipas, che è meglio incontrare all’esordio piuttosto che avanti nel torneo, e il secondo (bravissimo a fare il veterano contro un vero veterano come Wawrinka) contro un’altra vecchia volpe del circuito, quel Nishikori rientrato da poco nel circuito per la positività al covid 19.

Andrea Curti