I partiti della politica sembrano a volte preoccupati solo del marketing elettorale.
Che, peraltro, non funziona, se la percentuale dei votanti è scesa nelle ultime
consultazioni amministrative al 40%. Una democrazia che si spegne? Cittadini che si
sentono a volte sfruttati e/o ingannati rispetti alle priorità dell’esistente. Una, senza
altro macroscopica, riguarda l’inabissamento del livello di vita degli italiani. Una
statistica estrapolata da Openpolis dimostra come l’Italia sia l’unico Paese della
Comunità Europea in cui gli stipendi sono diminuiti dal 1990 ad oggi. Un dato
increscioso ma anche incredibile visto anche il lento incedere dell’inflazione.
Stipendi che perdono l’aggancio alla vita reale mentre cresce il peso del valore
illegale della nazione, stimato in 203 miliardi lavoro nero e non tassato. Se a questa
ragguardevole cifra si aggiungono i proventi delle mafie, l’evasione fiscale e
quant’altro, si arriva a misurare una cambiale annua di 500 miliardi. Nessun altro
Paese al mondo paga questa ingombrante tassa occulta. E ci attende un inverno
terribile. Con l’aumento delle tariffe dell’energia elettrica stimato al 30% e con
un’impennata del gas che potrebbe essere ancora più rilevante. Questi due dati
dimostrano che molte famiglie in Italia potranno considerare un lusso il
riscaldamento. E i numeri della povertà sono inevitabilmente destinati a crescere. Al
momento 5,5 milioni di persone versano in povertà assoluta e 12 milioni in povertà
relativa. Ma sembra inevitabile il travaso dalla seconda categoria alla prima. Vi
sembra che i partiti (e il Governo che li riunisce praticamente tutti in un inconsueto
umanismo) abbiano in calendario un aiuto risolutivo per invertire il trend?
Uno dei pochi strumenti sensibili per misurare il crescente gap tra poveri e ricchi è il
Forum delle diseguaglianze che ha come portavoce Fabrizio Barca. Ma sembra una
voce clamans in deserto.

DANIELE POTO