Luci ed ombre nell’Italia del rugby dopo la campagna in Giappone, dove l’anno prossimo si svolgeranno i campionati del mondo. Le luci sono state accese dall’orgoglio del quindici azzurro che, nella seconda amichevole, ha sorpreso in velocità e d’astuzia i colleghi nipponici che in classifica li precedono di tre posizioni (il Giappone è 11°, l’Italia 14a). La vittoria mancava da otto partite e sette lunghi mesi di digiuno, bravi le ali Benvenuti e Minozzi a sfruttare i buchi degli asiatici in zona difensiva (a Minozzi la mèta è stata ingiustamente annullata), ancor più coriaceo il giovane Polledri con una azione di forza degna del miglior Parisse (capitano assente nella tournée), e determinante il piedino fatato di Allan che sbaglia solo una trasformazione peraltro assai difficile. Le ombre sono sempre le stesse e si fanno intense dopo un’ora di gioco, quando cioè il quindici azzurro cede lentamente per fisicità alla distanza e lascia campo e iniziativa agli avversari. E’ accaduto così sette giorni fa nella prima amichevole persa dall’Italia 34-17, in partita fino a appunto venti minuti dalla fine, ed è stato così oggi, quando i giapponesi, sotto 3-19, si sono avvicinati 17-19 prima dei fantastici calci vincenti di Allan. Ma c’è stato da soffrire anche negli ultimi 5 minuti, con la mèta del nipponico Matsushima che ha riaperto l’incontro fino al definitivo 25-22 per gli azzurri. Insomma, l’Italia domina o almeno è in partita nei primi 60 minuti di gara, poi si smarrisce e se non tira fuori il cuore, la frittata è fatta. Ora pausa fino ai test-match di novembre, poi il Sei Nazioni e il Mondiale 2019: ci vuole una Italia più compatta, che tenga alta la concentrazione per tutti gli 80 minuti di gioco, se si vuole entrare nella storia (vedi quarti di finale al Mondiale).
Andrea Curti
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