UN’OLIMPIADE IN TONO MINORE PER GLI AZZURRI

ROMA-Italia sotto la barra delle previsioni nel medagliere dei Giochi coreani. Fuori dal G 8 dello sport bianco e dal range delle previsioni di Sport Illustrated e de La Gazzetta dello Sport che accreditavano la nostra spedizione di un bottino possibile di 12 podi. Il presidente del CONI Malagò vende un prodotto, a fronte della politica e della sua sinergia con il Ministro referente Dotti. E quindi fa finta di accontentarsi ribadendo una conquista in doppia cifra. Ma le dieci medaglie italiane sono un bilancio ricco di buchi neri e di mancato rispetto del pronostico in discipline importanti. Vero è che rispetto ad altre nazioni non abbiamo l’asso pigliatutto: un Klaebo del fondo, un Hirscher delle specialità alpine e già ci appare miracolosa la triplice conquista in oro, argento e bronzo di Arianna Fontana. Però è stata imbarazzante la falla totale e complessiva dello sci alpino maschile, il digiuno di Pellegrino-Noeckler, coppia sempre premiata nel fondo degli ultimi cimenti. E non ultimo l’autentico tracollo di Drothea Wierer che, presentata come eccellente donna copertina della rassegna in chiave azzurra, ha portato a casa un semplice bronzo e per merito precipuo degli altri componenti della staffetta azzurra. Inoltre bob e slittino dove l’Italia era abituata a primeggiare ci vedono ormai anonimi comprimari e senza troppe speranze di ricambio.  La Corea del Sud presenta per l’Italia un volto femminile  d’oro con epicentro in Lombardia. Antipatico fare paragoni con i 14 ori della Norvegia. Conterà per caso il fatto che un norvegese che viene alla luce nel mondo può contare su un credito di 161.000 euro mentre un omologo italiano si affaccia con un debito di 38.000?  I nordici ci schiacciano anche a livello complessivo con 39 podi. E certo non ci rende orgogliosi essere preceduti dalla Svizzera e dalla Francia che inutilmente tentiamo di superare nel computo complessivo di un medagliere che tenga conto di tutti gli eventi olimpici da De Coubertin in avanti. Bisogna riconoscere che è un’Italia che negli sport invernali geograficamente quando va bene si ferma a Roma, la città della pattinatrice Lollobrigida (non a caso proveniente dal mondo delle rotelle). Sud e isole tagliate fuori senza che regioni a derivazioni montuosa (l’Abruzzo su tutte) sappia esprimere una valida materia prima sportiva.

DANIELE POTO