ROMA -In un altro Paese la cattura di Battisti sarebbe stata confinata in un taglio basso a pagina 18 di un grande quotidiano nazionale. Non si sarebbero fermati i telegiornali per dare testimonianza in diretta della sua discesa dal Falcon che senza scalo l’ha portato in patria dopo 14 ore di volo. In un Paese normale non si sarebbe scatenata la diatriba pro e contro l’arresto di un assassino, invano protetto dalla giustificazione politica. Il suo rimpatrio dopo 37 anni di latitanza non avrebbe richiesto la mobilitazione di Ministri e uno spiegamento di forze così ingente. Ma l’Italia non è un Paese normale e le lodi auto-gratificatorie per la sua cattura non devono far dimenticare che un mucchio di terroristi politici di destra e di sinistra sono in libera circolazione nel mondo, invano inseguiti dall’Interpol e che il principale referente della mafia siciliana Matteo Messina Denaro da tempo immemorabile è latitante protetto nel trapanese da una fitta coltre di omertà. Un giusto senso delle proporzioni toglie spessore e mordente alla cattura di Battisti. C’è politica nel suo esilio dorato e c’è politica nel suo arresto. Cambiano le definizioni a seconda delle latitudini. In Francia Battisti non poteva essere estradato. In Brasile era riconosciuto come un rifugiato, una categoria per la quale si battono i Saviano e tutti i progressisti italici. In Bolivia, nonostante la tardiva richiesta di esilio, non era più difeso da nulla e l’avvento al potere di Bolsonaro in Brasile è stato il deterrente per togliere il tappo alla rete di protezione. Far passare una vittoria di Salvini l’arresto dopo 37 anni appare ridicolo. Battisti vola dritto verso l’ergastolo ma la soddisfazione dei parenti delle vittime appare relativa. Battisti ha vissuto la gran parte della propria vita in libertà ed ora va incontro a una sorte di pensione da detenuto, sia pure con l’aggravante dell’isolamento per i primi sei mesi di carcere. Una tardiva rivincita del Ministero della Giustizia e non dello Stato su una stagione di terrorismo non completamente metabolizzata.
DANIELE POTO
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