Il tecnico della nazionale di calcio Spalletti ha vivacemente smentito il presunto
gossip su un accordo collettivo per la squadra da mandare in campo contro la
Croazia. Ma il sospetto rimane per scelte incongrue e che in questo momento
rappresentano la palla al piede per un rendimento appena sufficiente degli azzurri.
L’allenatore sembra confuso come l’idea di gioco della squadra. Come si può
pensare di confermare titolari Jorginho e Di Lorenzo dopo le mediocri prove del
girone di qualificazione? L’ex brasiliano, incongruamente giudicato tra i migliori
registi al mondo, non sbaglia un passaggio è vero. Ma sono tutte soluzioni a due
metri, prive di genio e di estro. E dal punto di vista difensivo il centrocampista è
inesistente come pure Di Lorenzo, saltato come un birillo da qualunque avversario.
Azzeccata al momento solo la sostituzione di Scamacca con Retegui. Ci torna in
mente in questo caso la frase in questo caso “meglio un asino vivo che un dottore
morto”. Retegui non è un asino e Scamacca non è un dottore ma serve a
sottolineare la maggiore motivazione e voglia dell’ex argentino. Per il resto la
mediocre Italia che in un modo o l’altro la sfanga sempre, ma ribadisce i soliti ben
individuati difetti. Nessuno prova a saltare l’uomo (neanche Chiesa) e si grida quasi
al miracolo quando qualcuno (v. Calafiori in occasione e del gol) lo fa o tenta una
giocata. Peraltro si è accentuato il merito del difensore negando la difficoltà della
conclusione di Zaccagni, jolly davvero pescato davvero a caso. La pervicacia di
Spalletti nel perseguire determinare scelte preoccupa in vista della partita con la
Svizzera. E se repetita non juvant potremo anche aspettarci che se la sorte ci
assegnerà un rigore sarò ancora Jorginho a batterlo. Una prospettiva che può essere
vista solo con terrore. Della fortunata squadra campione d’Europa 2020 è rimasta
per ora in campo solo l’etichetta.
DANIELE POTO
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