Fuori da ogni speculazione e pregiudizio le cifre dimostrano come la politica di austerità, il Fiscal Compact, l’inserimento in Costituzione dell’obbligo del pareggio di bilancio, abbiano fiaccato e indebolito il welfare e messo all’angolo le nazioni con il maggiore debito pubblico. C’è un Italia che fa fatica a rialzarsi e a cui il rigore ha fatto solo male. Un Paese che ora non può fare a meno dell’Euro ma che non può che constatare come con l’Euro le condizioni di vita siano peggiorate. Statistiche misurabili con gap del deficit pro capite a carico dal 2002-2003 a fronte del credito accumulato dai tedeschi. Altre desolanti cifre sul piatto. Il numero dei nuovi poveri assoluti si è triplicato negli ultimi 12 anni. Dodici milioni di italiani hanno difficoltà a curarsi. Crisi amplificate dalle politiche di austerità. In Europa ci sono 7 milioni di disoccupati in più e molti sono italiani. Il frutto delle diseguaglianze sta nella presenza di 112 miliardari in Italia come nella stasi degli stipendi (400 euro di aumento dal 2000 al 2017 a fronte dei 5.000-6000 dei tedeschi). Il 20 febbraio 2019 è stata presa la risoluzione per il reddito universale ma senza effetto alcuno. L’indice di dispersione scolastica è cresciuto al 17,6%, un altro record nell’Europa Occidentale. Eppure ci sono risorse negli 870 miliardi di spesa dello Stato a fronte di 2358 miliardi di debito pubblico. Decade anche la partecipazione democratica, spinta per il cambiamento: Il 94% degli italiani votò nel 1969-70 quando era in ballo lo Statuto dei Lavoratori, oggi la percentuale si è dimezzata. Il 91% delle famiglie italiane si è impoverito negli ultimi dieci anni (l’81% negli Stati Uniti, il 63% in Francia il 20% in Svezia) e 18 milioni di italiani rischiano di ricadere nella crisi e di essere risucchiati dalla povertà.
DANIELE POTO
Be the first to write a comment.