Spira aria di profondo rinnovamento sull’Olimpiade. Attenzione, rinnovamento non
vuol dire progresso. Sta ai lettori e agli addetti ai lavori giudicare. Gli americani,
mossi dal tradizionale spirito pionieristico, hanno avanzato candidature di discipline
eccentriche per i Giochi che promuoveranno in casa nel 2028. Ci si chiede con quale
logica il karate, una delle discipline più praticate al mondo (oltre che una delle più
premianti per le maglie azzurre) introdotta nel 2020, venga drasticamente esclusa
dal programma, frustrando le sue attese per una possibile riconferma. Los Angeles
2028 spinge in alternativa cinque nuovi sport. In prima battuta il cricket che
vanterebbe due miliardi di praticanti al mondo grazie all’enorme densità abitativa di
India e Pakistan . Altre novità lo squash e il poco noto flag football mentre si
dovrebbero riaffacciare in cartellone il baseball, la sua versione femminile, il softball
e il lacrosse. Si è salvato dalla cancellazione e forse per il rotto della cuffia il
pentathlon moderno che però vedrà espunta la prova di equitazione in favore della
corsa a ostacoli. Sub judice ancora il pugilato sulla cui universalità non è lecito
dubitare ma su cui pesa la cattiva gestione della Federazione Internazionale di
riferimento. Nel programma confermato, nonostante i molti sospetti di scandali
doping, il poco spettacolare sollevamento pesi. Ma nell’ambito della famiglia
olimpica ancora più sensazionale novità è la candidatura organizzativa formulata
dall’India per il 2036. Il Paese, punta avanzata dei Brics, si sente maturo per una
nomination imprevedibile e mai tentata. Lo sport si apre a nuove frontiere e, dopo
aver sperimentato la Cina, ci pare coraggiosa un ulteriore tentativo proveniente
dall’Asia che esprime il fervore e la vitalità di una parte del mondo in genere
sportivamente ignorata. Ovvio che la figura dei primo ministro Narendra Modi
riverberi prestigio e autorevolezza e sia la migliore carta da giocare per batTere una
concorrenza non ancora maturata.

DANIELE POTO