Massimo Ciccognani

Un buon primo tempo, una ripresa più molle. L’amichevole di Genova tra Italia e Ucraina finisce 1-1. La migliore Italia dell’era Mancini, bel gioco per un’ora, partita che si doveva chiudere prima del ritorno degli ucraini. Ma adesso la partita che conta, quella da vincere a tutti i costi è quella di domenica in Polonia. Il ricordo delle quarantatre vittime del crollo del ponte Morandi la vigilia di ferragosto, il momento più toccato di Italia-Ucraina, amichevole ma non troppo in vista dell’impegno di domenica a Chorzow con la Polonia per la Nations Cup. Mancini non cambia il modulo,ma rivede gli interpreti. Sempre 4-3-3 ma senza una vera punta di riferimento viste le contemporanee assenze di Balotelli, Belotti, Zaza, Cutrone oltre ai problemi fisiche di Immobile. E così davanti nella posizione di falso nueve Lorenzo Insigne con Chiesa e Bernardeschi a sostegno. Dietro torna Florenzi sulla linea di difesa con Bonucci, Chiellini e Biraghi. In mezzo c’è Jorginho e accanto il cagliaritano Barella e Verratti. Gli ucraini sono squafdra solida, guidata dall’ex Milan Shevchenko che schiera i suoi con un attento e intelligente 4-5-1 con Yaramchuk punta di riferimento ma con alle spalle gente di sostanza e qualità come Konoplyanka e Marlos, ma soprattutto una difesa robusta guidata dall’esperto Pyatov. Per entrambe, l’obiettivo è qualificarsi per Euro 2020. Un buon primo tempo, una buona Italia che ha fatto girare palla, ha tenuto meglio il campo non riuscendo a finalizzare e concretizzare il volume di gioco e occasioni create. Merito di una linea difensiva al limite del perfetto che ha finito col mandare sistematicamente in fuorigioco gli azzurri che quando invece hanno trovato la stoccata giusta per battere a rete, si sono imbattuti in Pyatov che ha neutralizzato almeno tre palle gol soprattutto in avvio quando gli azzurri hanno giocato in maniera più aggressiva  provando a sbloccarla subito. L’Ucraina ha giocato stretta, buon palleggio, disinvolta in uscita. Bene l’Italia con un buon centrocampo che ha provato a togliere fiato agli avversari, buono l’esordio di Barella e il ritorno di Verratti. E’ mancato solo il gol, nonostante le occasioni non sia mancate, ma una buona Italia. Al minuto 43, come detto, gioco fermo e l’intero Ferraris ad omaggiare con un lungo applauso le vittime del crollo del ponte Morandi. Musica che non cambia nella ripresa anche se su Genova prende a piovere con insistenza, facile che Mancini provi a sfruttare in corso d’opera Immobile, che non è al meglio ma che potrebbe tornare molto utile soprattutto là davanti dove gli azzurri hanno palesato qualche incertezza. Negli ucraini non c’è Marlos, il migliore dei suoi, dentro Tsygankov. E all’improssivo ecco il guizzo che porta al vantaggio. Bernardeschi si accentra, gran fendente, Pyatov è sulla traiettoria, ma non lo trattiene e palla che rotola in rete. Fuori l’autore del gol, Bernardeschi, dentro Immobile che va a fare la punta centrale e Insigne riprende il suo posto sulla corsia mancina. Qualche rischio in controgioco che l’Italia dovrebbe evitare, Donnarumma salva in angolo sul destro di Yaremchuk, ma può nulla sulla girata al volo di Malinoskiy che gela il portiere azzurro: 1-1 con gol ucraino nell’unica vera occasione creata. E’ il momento di Bonaventura, fuori Verratti che ha offerto una buona prova sempre nel vivo del gioco. Pericolosissima l’Ucraina che approfitta degli spazi lasciati dall’Italia e Malinovskiy per poco non va vicino al secondo gol personale, la sua conclusione si infrange sulla traversa. Doppio cambio sia per Schevchenko (fuori Konoplyanka e Yaremchuck per Petriak e Kravets) che per Mancini che richiama Insigne e Barella, dentro Berardi e Pellegrini ma è ancora l’Uraina ad andare vicina  al 2-1, ma ancora incerta la fase difensiva azzurra.  Girandola di cambi nel finale, in campo Piccini per Florenzi e Criscito per Biraghi ad una manciata di minuti dalla fine. Quattro di recupero, ma il risultato non cambia. Una buona Italia nella prima frazione, scioltasi nella ripresa tanto da permettere all’Ucraina si rifarsi sotto, pareggiare e addirittura andare in due occasioni vicina al colpo grosso. Qualcosa da rivedere nella tenuta perché domenica in Polonia, si fa sul serio.

FONTE FOOTBALLPRESS.IT