T

ROMA-A un passo dal traguardo che sembra ancora lontano ma tangibile. Appianati gli ostacoli (quasi tutti) per uno stadio della Roma che non avrà i temuti grandi influssi sull’urbanistica di Roma ma costituirà- verrebbe voglia di dire finalmente- una bandierina piantata nella capitale dalla problematica Giunta capitolina. Naturalmente siamo a Roma e non in Giappone. Dunque la soddisfazione del presidente giallorosso Pallotta la cui mission dirigenziale era proprio inequivocabilmente questa (l’affare stadio) è contenuta nei limiti dei grandi ritardi accumulati e di quel residuo d’incertezza perché siamo a Roma e il potere di contrasto alla nuova struttura ha ancora qualche cartuccia da sparare. Il taglio del nastro del nuovo impianto è infatti ancora considerevolmente lontano. Dopo che sarà stato scritto il testo di convenzione urbanistica e sarà approvata la variante i lavori potranno partire nella primavera del 2018. E secondo una linea dell’ottimismo, evidentemente sposata dalla Roma, Florenzi e soci potrebbero giocare la prima partita in loco nella stagione 2021-2022. Se se se…Un minimo di prudenza non è ancora stata messa in gioco come tara. Ci chiediamo se il Comune di Roma e il Coni, massimo fruitore, inizieranno sin d’ora a pensare a una nuova destinazione d’uso per quel pezzo di disponibilità dello Stadio Olimpico che rimarrà scoperta, anche considerando che a questo punto le ambizioni e le velleità della Lazio per un impianto tutto suo cresceranno considerevolmente.

DANIELE POTO