Un bilancio inferiore alle attese ai mondiali di sci. Il pronostico orientato su un
bottino di quattro medaglie (formulato dopo il forfait della Goggia) si è misurato con
improvvisi cedimenti e riabilitate sorprese. Chi mai avrebbe scommesso sull’oro
della Bassino nel parallelo e sull’argento di De Aliprandini alla prima vera medaglia
importante in una gara fondamentale? Chi manca all’appello e su un variegato
numero di prove è Federica Brignone. Un flop il suo davvero clamoroso, aggravato
dall’ultima caduta nella gara conclusiva del programma. Il suo magro successo
relativo è aver terminato una prova nel parallelo dove la precarietà della formula e
la diseguaglianza dei percorsi non lenisce la delusione per essere stata eliminata
dalla compagna di squadra Bassino in un acceso quarto di finale. Ma c’è chi si è
divertito a misurare i tempi sul percorso delle due manche e ne ha dedotto che
comunque la Bassino anche invertendo i tracciati, recuperando i tempi reali,
avrebbe battuto la collega. Dunque, un rimpianto in meno. La cocente delusione
forse va ridimensionata ricordando una sua frase ammonitrice. “In fin dei conti
questa del 2020-2021 è la mia miglior stagione di sempre dopo quella precedente
che mi è valsa il successo in Coppa del Mondo”. Non potevamo illuderci con quel
successo di aver trovato una sciatrice a trent’anni improvvisamente più forte di
Shiffrin o Gut Behrami. Semplicemente una serie di circostanze l’avevano spinta a
quella conquista a cui è seguito un perentorio ritorno alla mediocrità. Ma quello che
lascia smarriti in un mondiale disputato in caso è il cedimento nervoso, non
all’altezza del marchio di campionessa. La Brignone ha ceduto perentoriamente su
tutta la linea, recidiva e comunque polemica. Un sereno esame di coscienza
l’aiuterebbe a risollevarsi per un residuo di carriera che comunque non la porterà,
per ragioni anagrafiche, ad essere presente ai Giochi di Cortina 2026. Quella Cortina
che le ha portato decisamente male.

DANIELE POTO