Chi era preoccupato per il ritiro di Valentino Rossi dalle Moto GP, sia per l’ovvia
ricaduta sul gradiente spettacolare della stessa competizione, sia per la mancanza di
un leader italiano, ha trovato un pronto antidoto. La classe più prestigiosa non ha
mai trovato nella sua storia, contrassegnata da lunghi cicli (Hailwood, Agostini, poi lo
stesso Rossi, infine Marquez) uno svolgimento così incerto e agonisticamente
all’altezza. Basti dire che nelle prime tre prove il podio ha premiato nove piloti
diversi. Il rischio è che il Motomondiale segua il trend della F 1. Con un equilibrio
così generale che le posizioni di partenza vengano rispettate all’arrivo decretando
l’importanza prioritaria della partenza nella prima griglia. Appunto a parte, le Moto
GP hanno ritrovato un protagonista in Bagnaia, vice campione mondiale l’anno
scorso, il cui cammino pratica comincia adesso dovendo rimediare un distacco forte
ma non irreversibile da Quartararo. Il team Italia non si limita al suo apporto ma
conta su un Bastianini, tenace piazzato , ben situato in classifica e su outsider come
Bezzecchi e Marini che, occasionalmente, possono dire la loro. Umanamente
dispiace per la ridotta competitività di Marquez ma la sua ridotta funzionalità fisica
aggiunge pepe al consolidato equilibrato. Mancano all’appello tra i big altri due
italiani che in passato hanno avuto fulgidi momenti di gloria. Fa un po’ tristezza il
lento declino di Dovizioso che partecipa al mondiale per onor di firma e per rispetto
del contratto, collezionando piazzamenti umilianti rispetto al suo blasone.
S’immagina provvisoria invece l’impasse di Morbidelli, legata al mancato rodaggio
della moto. Fuori dalle traiettorie dei singoli e parlando di marchi, il periodo è
strepitoso. Aprilia e Ducati sfolgorano e il ritiro della Suzuki sta in queste ore a
testimoniare la parziale eclissi delle case giapponesi.
DANIELE POTO
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