Ha colpito l’immaginazione. Solo gli eroi muoiono giovani e Kobe Bryant era uno di loro. Ci sono lutti che colpiscono l’immaginario collettivo e non toccano solo l’ambiente del protagonista che ci ha lasciati. Dunque la tragedia della morte del grande ex giocatore di basket per risonanza ha prima toccato il mondo dello sport e poi quello della gente comune. Con un grande riflesso anche italiano. Perché Kobe Bryant aveva imparato a giocare a pallacanestro tra Reggio Emilia e Pistoia e il delizioso racconto dei suoi primi palleggi in una palestrina ha ancora molti testimoni in grado di raccontare questi primi passi di una fantastica carriera, inferiore per numeri e dimensioni solo a quella di Jordan, con ogni probabilità. Per questo l’Armani Jeans Milano ha deciso di giocare le prossime partite con l’icona della maglia di Bryant andando incontro a un sicuro danno commerciale ma riscuotendo altrettanto certamente la simpatia di tutti quelli che hanno seguito con trepidazione la carriera del giocatore e il suo successivo cammino da consolidato uomo d’affari. Con un solo non trascurabile scivolone: un’accusa di stupro poi ridimensionata ma pur sempre una macchia su un percorso per il resto adamantino. Parecchi giocatori di Milano (Scola 39 anni, Rodriguez 34 anni) nel loro cospicuo percorso nel basket americano Nba hanno incrociato Bryant e non sono troppo lontani dalla sua fascia anagrafica. Che poi è relativamente vicina anche a quelli dei giocatori italiani sul finire di carriera insediati in America. Belinelli (34 anni) e Gallinari (32) sono tra quelli più stupefatti per le modalità (peraltro ancora tutte da chiarire) dell’inopinato schianto dell’elicottero che trasportava il campione in un incidente che è costato la vita anche alla figlia. Il basket annovera questo lutto tra i più particolari in una lunga catena di incidenti o malattie precoci di vario genere. In Italia così ci hanno lasciato Pentassuglia, Malagoli, Ancilotto, Ravaglia. Brutale fu l’incidente che strappò alla vita su una strada tedesca Drazen Petrovic. Ma il ricordo collettivo e la memoria sono salvifiche e spesso redimenti.
DANIELE POTO
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