Paul Gascoigne torna in campo…
di Stefano Greco

Marzo è un mese folle dal punto di vista meteorologico, per questo è considerato il mese dei pazzi. Negli Stati Uniti, ad esempio, in questo mese va in scena nel baskt la “march madness”, la “follia di marzo”, ovvero la corsa pazza e imprevedibile delle squadre di college verso la conquista del titolo. Ma se parliamo di “pazzi” legati allo sport, ce n’è uno che batte tutti e anche per distacco: Paul Gascoigne. E proprio in questi ultimi giorni di marzo del 2019 Gazza è tornato alla ribalta e, una volta tanto, non per un episodio negativo di cronaca. No, i riflettori si sono nuovamente accesi su Paul Gascoigne perché tra 4 giorni esatti Gazza tornerà in campo nella partita inaugurale del nuovo White Hart Lane, il gioiellino da 700 milioni di euro sorto al centro di Londra tra i palazzi (tanto perché non si possono costruire stadi nel centro delle città, come sostiene qualcuno…) sulle ceneri del vecchio stadio del Tottenham.

Gazza tornerà ad indossare la maglia bianco con il numero 8 sulle spalle in occasione della sfida tra le vecchie glorie degli Spurs e quelle dell’Inter, evento scelto dal Tottenham per l’inaugurazione del nuovo impianto da 62.000 posti che oltre alle partite del Tottenham ospiterà anche incontri della NFL e concerti, perché grazie al tetto richiudibile lo stadio si può trasformare in circa mezz’ora (tanto ci vuole per completare la chiusura) in un enorme palasport.

A fine marzo del 2013, Paul Gascoigne era una quasi uno zombie, una sorta di dead man walking che si aggirava come un fantasma per le vie di Londra prima di finire in rianimazione dopo una crisi cardiorespiratoria. Dopo il ricovero d’urgenza in ospedale, gli amici di sempre (Chris Evans, Gary Lineker, Morgan e l’ex giocatore della Nazionale inglese di cricket, Ronnie Irani), venuti a conoscenza dell’ennesimo crollo, decidono di spedirlo nuovamente negli Stati Uniti per un’altra cura disintossicante. Lo caricano su un volo diretto a Phoenix, in Arizona, spendendo qualcosa come 15.000 euro solo per il biglietto andata e ritorno in business class e 10.000 euro a settimana per il ricovero e le cure.

Nuovo ricovero, nuove cure, nuova disintossicazione e nuove promesse di non ricaderci più, di restare pulito per sempre, anche per ripagare gli amici per i circa 120mila euro che hanno speso per lui. Il 26 marzo del 2013, a Londra, Gascoigne è ospite di un programma televisivo. Davanti alle telecamere piange, si copre gli occhi per la vergogna e quando qualcuno nomina George Best e gli dice che lui sta rischiando di fare la stessa fine, Paul giura che non è quello il suo destino: “George Best non voleva guarire, io sì. Io ho vissuto per anni cercando rifugio nell’alcol, ma ora voglio tornare alla realtà, affrontare tutto senza cercare un aiuto che non sia quello dei miei amici e delle persone che mi vogliono bene”.

Gazza  non l’ha mantenuta fino in fondo quella promessa, perché in questi altri ci sono state altre pesanti cadute e altrettanti tentativi di rialzarsi. Sempre a marzo, nel 2016, arrivano dall’Inghilterra le immagini più dolorose, quelle che hanno spinto tanti a dire basta, a chiedere ai tabloid inglesi di non pubblicare più foto di Gascoigne ridotto in quel modo. Perché quegli scatti rubati di Gazza nudo, appena nascosto dal cappotto, che scende arrancando dalla sua macchina, sono di una tristezza infinita. Sono immagini che hanno provocato una fitta al cuore a chiunque abbia amato Gascoigne, ma anche a chiunque ami il calcio e quella sana follia che ha sempre contraddistinto tutti i fuoriclasse di questo sport e i geni in senso assoluto. Già, perché quelle non erano le foto di uno dei tanti barboni che affollano le strade di tutte le città del mondo di un uomo senza nome, senza un presente e un futuro perché la vita gli ha negato la possibilità di averli. No, quelle erano le immagini di quello che restava di un uomo di 49 anni che aveva avuto tutto dalla vita, ma che a causa di quel seme di follia che gli è germogliato dentro fin da piccolo è finito ben presto in un tunnel senza via d’uscita e, come a volte succede, si è buttato via. Quegli scatti, di un uomo ubriaco, ferito, quasi incapace di camminare e di tenere su i pantaloni, erano l’immagine nuda e cruda di quello che era nel 2016 Paul Gascoigne: il fantasma di quello che quasi venticinque anni prima era considerato uno dei giocatori più forti del mondo.

Ora Gazza si è ripreso, è tornato in forma e sorridente, non ha sconfitto il suo demone ma ci convive. E sabato Gazza torna in campo, per indossare la maglia bianca degli Spurs con il numero 8 che lo ha fatto conoscere al mondo e che si è tolto nel 1991 solo per indossare quella della Lazio. Paul Gascoigne sarà la stella della partita inaugurale del nuovo White Hart Lane, di questo gioiello ultra moderno che avrà sul tetto lo stesso simbolo che c’era nel vecchio White Hart Lane, quell’uccello simbolo degli “Spurs” riprodotto in scala maggiore e con una particolarità legata proprio ad una delle tante “imprese” di Paul Gascoigne: un’ammaccatura. Quel simbolo che aveva resistito ai bombardamenti di Londra nella seconda guerra mondiale, era stato danneggiato non da una bomba, ma da un colpo di fucile ad aria compressa sparato proprio da Paul Gascoigne che, per scommessa, aveva centrato il pieno quell’uccello dorato che stava all’ingresso dello stadio. Impresa raccontata qualche giorno fa dallo storico del Tottenham, John Fennelly: “Quando lo hanno accusato Paul ha provato a negare, ma per sua sfortuna è stato colto in flagrante da uno dei magazzinieri degli Spurs mentre sparava con il fucile al simbolo degli Spurs”.

Tipico di Gazza…

PER GENTILE CONCESSIONE DI STEFANO GRECO.