Roma sempre borderline

REFERENDUM IN CRISI

ORA TOCCA ALLA RAGGI

 

ROMA -Due notizie hanno animato il week end dei romani con possibili profondi influssi sulla loro vita di tutti i giorni. In ordine d’importanza: l’assoluzione della Raggi e il fallimento del referendum consultivo sull’ATAC. Al di là degli schieramenti e dei pregiudizi politici la prima si può considerare una bella o una brutta notizia? Si deve leggere come la conferma della continuità di un percorso o il proseguimento di un’agonia istituzionale? Saremmo tentati di privilegiare la prima opzione perché in una capitale da tre milioni di persone un vuoto di potere non è mai un evento consigliabile. Certo, la Raggi deve uscire dai processi e cambiare passo. Perché l’immobilità è un grave vulnus per una città in cui alcuni servizi basilari sono in stato comatoso. La scelta non inficia ovviamente il giudizio negativo su due anni di gestione. La città dalle secche di Marino è vistosamente peggiorata e se la Raggi gode di alcune attenuanti generiche certo non depone a suo favore l’esserci circondata di personaggi oggi attenzionati dalla magistratura come Marra e Lanzalone. Al secondo punto l’istituto del referendum ha ricevuto un altro fiero colpo perché ha riscosso solo il 16% dei votanti, meno della metà del quorum occorrente. Il quesito mosso sul servizio pubblico non ha stimolato i romani decretando il fallimento di una volontà di consenso popolare rispetto alla privatizzazione. Si può immaginare che chi votava per il “no” abbia contribuito ad affossare il quesito rimanendo a casa. Un’opzione che può essere discutibile ma fa parte dei giochi della democrazia. Certo, il risultato delle urne rimanda sconsolatamente al tempo passato dai referendum sull’aborto e sul divorzio, quesiti largamente partecipati. Ma era un’altra Italia ed era anche un altro partito radicale. Quello di Pannella e non quello di Magi. Ora i problemi rimangono drammaticamente in ballo. L’ATAC ha un miliardo e trecentomila euro di incancellabile deficit ed è fantascienza immaginare che possa tirarsi fuori dalle secche autonomamente anche visti i pessimi precedenti della sua dirigenza. Ecco come le notizie sono legate: la Raggi anche in questo caso deve elaborare una convincente strategia anti-crisi. La pazienza dei romani è al limite e allo stremo.

DANIELE POTO