Tra i compiti principali del nuovo presidente della Federcalcio Gravina c’è quello di riassestare i rapporti squilibrati società e club, come evidenziato dal recente servizio di Report. Notizie non nuove ma impressionanti se assemblate con il criterio logico di un’equazione stringente: le curve e gli ultrà come catena di trasmissione della criminalità mafiosa attraverso il ricatto di Juventus, Napoli, Milan, Inter, Roma, Lazio. In soldoni l’inchiesta Alto Piemonte più che l’indagine sportiva dimostra che il club bianconero regalava letteralmente 1.500 tagliandi settimanali alle cinque sigle del tifo organizzato, tutte riconducibili a famiglie ‘ndranghetiste o di Cosa Nostra. Un tacito oscuro patto criminale per consentire a pregiudicati e non di esercitare un lucroso bagarinaggio. Un affare da cinque milioni di euro all’anno. Uno di questi capi ultrà ha riconosciuto: “Con i proventi della vendita secondaria dei biglietti mi sono comprato due case e un’auto di lusso”. Mancano le prove che riconducano il presidente Andrea Agnelli a questa pericolosa contiguità ma per induzione è pressoché certo che il dirigente Marotta abbia pagato con il siluramento queste frequentazioni. Le intercettazioni e gli appostamenti dimostrano la sua cessione gratuita di tagliandi alla famiglia Dominello, gang di calabresi ben arroccati attorno al sistema Juve. E di Juve si può anche morire vista la tragica fine di Bucci, un personaggio borderline, un po’ ultrà, un po’ affarista, frequentatore dei servizi segreti, misteriosamente suicidatosi perché terrorizzato dalla possibilità che la mafia gli facesse sparire il figlio. L’organigramma della Juve, dal security manager al responsabile marketing, era inzeppata di personaggi che dovevano colludere con i ricattatori. E nel gioco molto italiano di corrotto e corruttore i ruoli si confondono anche se la palude grigia che emerge configura il calcio come un grande affare più che come uno sport. E interlocutori privilegiati erano anche i calciatori che hanno rapporti con questi personaggi: Bonucci, De Ceglie, persino l’ex allenatore Conte o l’ex ex Cannavaro. Perché gli ultrà sono condizionanti. Con il criterio della responsabilità oggettiva possono far chiudere uno stadio o condizionare la società con pesanti multe. Dunque perché non venire a patti, lenire o sopire queste minacce? Si tratta di un tarlo condizionante che avvelena tutto il calcio italiano. Compresi gli appalti di ristorazione dentro gli stadi.
DANIELE POTO
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