DI DANIELE POTO

Nella Rai spesso omologata a Mediaset, per la pubblicità, per la non futile guerra
degli ascolti, emerge come solido baluardo di controinformazione Report, un
programma che ha trovato nuova linfa nel passaggio di testimone alla conduzione
dalla Gabanelli a Ranucci. Lunga vita alle sue inchieste che scoperchiano il marcio
dell’Ex Belpaese con istruttorie rigorose, corredate di immagini, testimonianze che
inanellano fatti precisi. E dove l’interrogato si fa neghittoso o chiede di interrompere
il collegamento o quando, ancora peggio, si nega al confronto, emerge per
sottrazione quel lampo di verità alternativa che è il fine ultimo dell’inchiesta.
Esemplare l’ultima puntata che documenta i contrasti Vaticani e un gran affare
covato all’ombra dell’apparentemente innocente presepe, icona da esporre nel
suggestivo scenario di San Pietro. Ma quando si configura un guadagno di 200.000
euro per il presepista (a sua insaputa) appare chiaro che anche nella religione e nella
spiritualità s’insinua pervicace il business. Ancora più drastiche le conclusioni tratte
nel secondo grande blocco serale. La Fileni, la più grande azienda avicola europea,
spaccia per biologico quello che biologico non è. Nel nome dei polli, sgozzati senza
ritegno solo per non rispettare le misure ponderali basiche, si celano piani di
espansione che hanno come unità di misura decine di milioni di pezzi e il mancato
rispetto del cliente. Chi vigila su questo scempio crudele? Non certo le autorità
preposte, come emerge dal servizio, ma Report. La Regione Marche ha chiuso più di
un occhio per favorire un falso sviluppo e nuovi posti di lavoro a detrimento del
benessere collettivo anche perché lo spargimento di ammoniaca nei luoghi degli
stabilimenti è una minaccia mortale per chi ha la sfortuna di abitare nei paraggi.
Report è invece in costante minaccia di chiusura perché tocca interessi e poteri forti.
Sempre in bilico tra querele e richieste di rimborso ma ancora, quasi
miracolosamente, attivo.