louisarmstrong2_wide-1d2501ed8a8b21c5ea1743852c4a1da436d1191c-s900-c85ROMA-Il jazz in un nome: Louis. Bastava ascoltare un paio di minuti quella tromba per capire chi fosse il più grande solista della storia del jazz. Armstrong è morto il 6 luglio del 1971 lasciando un vuoto incolmabile a New Orleans e nel mondo. “Satchmo” imparò a suonare la tromba in riformatorio all’età di 13 anni. Era il 1913. In un giorno qualunque Louis prese la pistola del padre ed iniziò a sparare in aria provocando panico generale e l’arrivo inevitabile della polizia. Satchmo fu arrestato e portato al Waif’s Home dove conobbe Peter Davis virtuoso trombettista, pronto ad insegnare al giovane Armstrong lo strumento che gli avrebbe cambiato la vita. Insomma una seconda vita iniziata in un luogo di pena. Louis suona per ore ed ore, tutti giorni, sempre,  guadagnandosi anche il soprannome di “satchel-mouth” per via della estroflessione del labbro inferiore, soprannome che qualche anno dopo sarà accorciato in “Satchmo”. Satchmo è stato l’autentico diamante del jazz. Una volta dichiarò che:”se non ci fosse stato il jazz, il rock non sarebbe mai nato”. Insomma il jazz praticamente sconosciuto fu conosciuto in tutte le latitudini per merito di Armstrong e della sua tromba. La musica deve molto se non tutto a questo straordinario artista. Un monumento si erge alto nel parco di New Orleans intitolato al grande Louis Armstrong.

Mauro Cedrone