La crescita del tennis italiano maschile si vede anche dai numerosi ragazzi che popolano la classifica oltre il 100° posto, pertanto non ci stupiamo (ma siamo ovviamente contenti) che ciò sfoci in risultati importanti. Passare le qualificazioni in uno Slam non è mai facile se non hai la testa e la preparazione atletica giusta per vincere tre partite di fila, perché tante servono per accedere al tabellone principale e incamerare un bel gruzzoletto in termini economici (46.000 euro) e di punti ATP (25 della qualifica più 10 del primo turno, 35 in tutto, 40 per le donne). Così ad approdare al main draw sono stati in quattro, tre uomini e una donna, tutti meritevoli di lode. Nel maschile il siciliano Salvatore Caruso (corregionale di Cecchinato), l’ascolano Stefano Travaglia e il bolognese Simone Bolelli hanno scardinato le resistenze altrui con gran bravura. Caruso, 26enne di Avola, n.148 del mondo, suo best ranking, ha già assaggiato l’ebrezza di uno Slam ma anche l’amarezza di un match quasi vinto (vinceva 2 set a zero prima di perdere al quinto contro il tunisino Jaziri agli Australian Open 2018), a dimostrazione che quello dei tornei del Grande Slam è un altro tennis e conta non mollare mai. Ad ogni modo il siciliano ha messo in fila lo sloveno Gombos (205) dopo due ore e 37′ di lotta vera (6/5 6/4 6/4 lo score), il cinesino Zhang (234) battuto nettamente 6/2 6/2 e il rasta tedesco di colore Dustin Brown (175) in tre partite (4/6 6/4 6/3 in 1h 43′) commettendo soltanto 8 errori non forzati contro i 45 dell’avversario. Per l’isolano ora un ostacolo però più duro, il pupillo di Nadal, ovvero il 22enne spagnolo Munar, numero 52 del mondo, un maratoneta; il match sembra chiuso. Travaglia, n.120 del mondo (best ranking 108) e allenato da coach Vagnozzi, lo stesso del Ceck, ha più dimestichezza con le qualificazioni degli Slam, avendole passate sei volte (2017 Us Open e Wimbledon, 2018 Wimbledon e Us Open, 2019 Australian Open e Roland Garros). Il 27enne marchigiano, a Parigi, ha avuto la meglio sull’austriaco Rodionov (187) in tre set dopo 1h48′ (1/6 6/3 7/6 lo score), poi sul croato Serdarusic (299) 6/4 6/4 dopo 1h22′ e infine sull’esperto belga Darcis (244) per 7/6 6/3 in un match durato un’ora e mezza nel quale l’ascolano era avanti 5-3 in entrambi i set ed ha realizzato 8 ace, segno che il servizio è stato importante. L’ascolano è stato abbinato al 30enne francese Mannarino, n.49, che però non pare vivere un momento di grande gioia tennistica non essendo andato oltre il secondo turno sul rosso. Simone Bolelli, dall’alto dei suoi 33 anni, è senz’altro il più navigato dei tre azzurri usciti vittoriosi dalle qualificazioni. Ora il bolognese è numero 191 ma in passato, nel 2009, è stato numero 36 del mondo, prima di incappare in una serie di brutti infortuni che lo hanno relegato nelle retrovie in singolare (per poi catalogarlo tra i doppisti dove è stato n.8 al mondo nel 2015).  Al Roland Garros è la sua dodicesima partecipazione in singolare raggiungendo il terzo turno nel 2008 e 2015; per arrivare nel main draw Bolelli ha eliminato all’esordio il forte polacco Majchrzak (118) 7/5 7/6 (l’azzurro perdeva 2-0 nel primo set e conduceva 5-3 nel secondo), altre due ore per stroncare la resistenza del tedesco Koepfer (170) in tre dure partite (6/1 3/6 6/3 lo score) e infine il bolognese ha rifilato un 6/1 7/6 al giapponese Soeda (201) e si sono spalancate le porte al tabellone principale dove ad attenderlo c’è l’altro transalpino Pouille, 25 del mondo, semifinalista agli ultimi Australian Open ma sulla terra ha vinto una partita su quattro (challenger di Bordeaux a parte). Qualcosa si muove anche nel femminile, meno male, perché (con la Giorgi infortunata al polso da mesi) il dopo Pennetta-Schiavone-Vinci è traumatico per le racchette rosa nostrane. Ci hanno pensato Jasmine Paolini e Giulia Gatto Monticone a risollevare le sorti del tennis italiano in gonnella, qualificandosi per la prima volta in carriera ad un tabellone di un “main draw”. La Paolini, 23enne toscana di Castelnuovo di Garfagnana, numero 210 (best ranking 130), seguita ora da Renzo Furlan (e si vede!), ha inanellato tre vittorie importanti, senza neppure perdere un set, ovvero 6/2 6/4 alla tedesca Zaja (190), 7/5 6/0 alla slovacca Sramkova (203) e 6/1 6/4 all’americana Kiick (151). Al contrario la 31enne torinese Gatto Monticone che, nella sua miglior stagione (è numero 167) di sempre ha centrato un traguardo importante, ha lottato con ardore in ogni match, sin dal primo turno, divenendo la “fighter” per eccellenza delle qualificazioni del Roland Garros 2019. Nel dettaglio i suoi match stra-combattuti: primo turno contro la russa Flink, n.146, vinto per 7/6 6/3 in 1h43′; secondo turno contro l’americana Di Lorenzo, 155, vinto in 2h44′; ultimo turno contro l’ucraina Zavatska, 205, vinto per 4/6 7/5 6/3 dopo 2h49′ di gioco. E’ più bello raggiungere risultati sudando, ha più gusto. Pertanto, dopo le qualificazioni, abbiamo 11 azzurri al via, 9 nel maschile e 2 nel femminile. Pattuglia nutrita, diverse speranze. Aspettiamo fiduciosi.

Andrea Curti