Matteo Corona

Certi amori non finiscono fanno dei giri immensi e poi ritornano. Nelle parole della famosa canzone di Antonello Venditti che tra l’altro ieri ha festeggiato il suo settantesimo compleanno durante il suo concerto, possiamo intitolare il ritorno di Claudio Ranieri sulla panchina giallorossa dopo 8 anni. Da sempre romano e romanista, l’eroe di Leicester ha più volte in carriera ribadito il suo DNA testaccino quasi a voler sottolineare il legame speciale ed unico con la città eterna. Legame che gli ha fatto accettare immediatamente la proposta di traghettatore senza imporre nessuna condizione. Ranieri, avrà principalmente dall’alto della sua saggezza, della sua esperienza e del suo senso dell’equilibrio, l’arduo compito di risollevare la squadra e di lottare per l’ultimo obiettivo rimasto: guadagnare una posizione valida per la qualificazione in Champions. Claudio Ranieri come al solito è stato schietto e si è presentato con grande voglia e determinazione. “Le emozioni sono sempre belle, continuo a fare questo lavoro proprio perché mi dà emozione. Quando si cambia società è diverso a maggior ragione qui a Roma per un romano e un romanista è speciale. E’ un momento difficile ma sono pronto. Ho diretto un solo allenamento ed eravamo 12 giocatori. Tutti gli altri stavano recuperando dalle fatiche di Oporto. Oggi sarà il primo vero allenamento con più giocatori. La motivazione è la cosa più importante. E’ un momento negativo ma io che arrivo da fuori dico che la Champions e lì davanti. Da solo non ce la faccio a portare la squadra in Champions, con l’aiuto del pubblico mi sento più sicuro e con loro dietro tutto può accadere. Da tifoso romanista chiedo l’aiuto a me stesso. I giocatori devono saper reagire, chiedo ai tifosi questo lasciapassare abbiamo bisogno di loro. Ho bisogno di vedere i miei giocatori che muoiono sul campo e diano tutto. Le difficoltà per andare in Champions sono molte ma non mi arrenderò mai. Roma si vive 25 ore al giorno di calcio. Se ne parla dappertutto radio, televisioni, giornali. E’ una delle migliori squadre italiane. La nuova proprietà sta cercando di fare del suo meglio, sta investendo parecchi soldi e deve far quadrare i conti a fine stagione. Allenamenti a porte aperte?  In questo momento dobbiamo trovare serenità non posso rispondere a cose che non so”.

Fase difensiva “Per la fase difensiva dobbiamo essere più propensi a rientrare. Molti gol sono avvenuti in fase di costruzione quando avevamo in pallone. Bisogna stare attenti su questo aspetto. Se tu perdi palla e poi ti fanno gol, il giocatore in causa perde fiducia in se stesso. Questo non va bene perché si demoralizza il calciatore anche se è importante. Questa è la cosa essenziale non perdere il pallone”.

La chiamata di Totti “Non mi ricordo come mi ha detto Francesco. Che fa mister, dove sta ecco cosa mi ha detto e poi abbiamo iniziato a parlare. Mi dispiace tantissimo per Di Francesco perché è un gran professionista. Ha fatto degli errori? Li facciamo tutti. Non l’ho sentito perché capisco il rammarico”.

I singoli e le richieste alla squadra “Florenzi è un giocatore universale, può giocare sia dietro che avanti. Dipende dalla partita, dall’avversario, dalla situazione tattica. L’importante è che si riprenda. Da romano capisco cosa sta passando, ogni errore pesa di più. Da romano deve saper tirare fuori il meglio, mi aspetto molto da lui. Zaniolo dove deve giocare? Deve avere il possesso del pallone. Anche qui dipende il suo ruolo dalle situazioni e dai giocatori che schiero. Devo capire anche a seconda delle varie partite quanto tolgo agli altri giocatori. Dzeko e Schik devono giocare insieme. Schick è fortissimo, velocissimo e tecnico. Con il Porto è entrato con grande voglia se riesce a sbloccarsi può diventare devastante. Dzeko è in un momento no. Anche i grandi attaccanti come Pruzzo e Batistuta hanno un anno dove segnano meno. Mancano 12 partite e vedremo. Devo decidere tra Olsen e Mirante. Domani sera saprete la formazione Pastore? L’ho visto quando giocava fuori. Ha una classe sublime. Ora però ho bisogno di gente capace di fare la differenza, gente che corre, che si aiuta. Chi fa questo ha più probabilità di giocare. Se siamo in questa situazione è perché non hanno dato quello che hanno dentro. Ha pagato Eusebio ma ora devono rispondere loto. Io li aiuterò ma loro devono aiutare me. Sono uomini e devono dare il meglio. Non ci devono essere scuse. Tutti abbiamo dei problemi si tengono a casa. L’aspetto mentale è fondamentale e la cosa più importante. L’aspetto di volere fortemente un obiettivo. Voglio gente ambiziosa”.

Il contratto “Non mi era mai capitato di accettare un contratto di 12 partite. Un’altra società non l’avrei mai presa. Se la Roma chiama devo rispondere si. Non so dove mi vedo in estate. Oggi mi vedo qui e domani in panchina. Non ho trattato il mio ingaggio. E’ la maglia che mi ha fatto venire qui, ho perso più quando sono andato via. “.

Passato e presente “Nella mia prima esperienza c’era una squadra forte ma sul tramonto. Il primo anno sono riuscito a motivarli il secondo no e per questo sono andato via. Ora devo tastare bene la squadra. Ribadisco sono esigente e chiederò tantissimo e le motivazioni non devono mancare.”.

FONTE FOOTBALLPRESS.IT