Forse ci eravamo illusi che il rugby l’Italia potesse ambire alle alte sfere, dopo il miglior Sei Nazioni di sempre dello scorso anno. A riportare gli uomini del ct Quesada con i piedi ben saldi in terra ci hanno pensato i pumas argentini che hanno rifilato l’umiliazione dei 50 punti e soprattutto una differenza nell’intensità e nel livello della trasmissione dell’ovale che da un po’ non vedevamo così netta in partita. D’altronde se l’Argentina meno di due mesi fa batteva All Blacks e Springbooks e l’Italia in estate cedeva a Samoa, ci sarà pure un motivo. Si includa persino che l’estremo Capuozzo si è infortunato subito (e salterà anche la prossima) e la frittata è stata presto combinata: infatti la sua assenza in difesa e nei contrattacchi si è fatta sentire maledettamente e, come del resto ha detto anche Quesada, l’Italia ha regalato tre mete ad avversari che di questi regali pre-natalizi non avevano davvero bisogno. E’ comunque questa svagatezza, questi orrori tecnici che alla fine hanno reso la gara degli azzurri tutt’altro che esaltante, un pochino deprimente per la verità. Ma bisogna rialzarsi subito, domenica prossima a Genova c’è la Georgia, e si sa che i nostri avversari vivono il match con gli azzurri come un derby calcistico, convinti che sia un vero e proprio spareggio per il Sei Nazioni. L’Italia ha dimostrato di saperci stare e bene tra le grandi d’Europa, occorre ribadirlo a chi pensa il contrario.
Andrea Curti
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