Non ci voleva molto per capire che l’Italia avrebbe perso a Lione contro i padroni di casa della Francia nel match che vale il passaggio ai quarti di finale della Coppa del Mondo di rugby. Non ci voleva molto perché la differenza di ritmo, specie nei primi 25 minuti, è stata imbarazzante per l’italico modo di fare rugby, che pare aver dimenticato il placcaggio e l’attenzione nei punti d’incontro. Per la verità sin da subito i francesi hanno messo le cose in chiaro: dopo cento secondi l’ala Penaud schiaccia l’ovale in meta e l’estremo Ramos trasforma. Lo stesso Ramos sale in cattedra e prima spara un micidiale calcio in mezzo ai pali, poi trasforma tutto ciò che ha a disposizione, sia la meta dell’altra ala Bielle-Biarrey (che elude tre pseudo-placcaggi azzurri) poi la sua stessa meta. Nel frattempo esce Capuozzo per un colpo proibito che, guarda caso l’arbitro non vede. Già, l’arbitro inglese Dickson è a dir poco casalingo: non gli basta fischiare tutte le punizioni ai francesi (il primo fallo a vantaggio dell’Italia lo rileva al 62′ sul 52-0 per la Francia!), ma cancella l’unica meta azzurra di Ferrari quasi allo scadere della prima frazione di gioco per un fallo in attacco quanto mai misterioso, meta che poteva almeno tenere accesa una speranziella di riscossa. Invece nulla. Peraltro lo stesso referee è inquadrato più volte mentre sorride con i giocatori francesi ogni qual volta sanziona un giocatore azzurro. Mai vista una direzioneodi gara così, per giunta ad un Mondiale. Intendiamoci, l’Italia avrebbe perso lo stesso, ma il lavoro dei ragazzi nostrani avrebbe meritato più rispetto dalla classe arbitrale; d’altronde i parrucconi inglesi da anni vogliono l’Italia fuori dal rugby che conta. L’arbitraggio scandaloso, nei modi e nella gestione della gara, non deve distogliere dal fallimento tecnico del quindici del cittì Crowley che, nel secondo tempo, dopo esser stato sotto 0-31, è stata una zattera nella tempesta, imbarcando acqua da tutte le parti. Così come contro la Nuova Zelanda, la pioggia di mete francesi è mortificante; ne arrivano altre 4 (più le 4 del primo tempo, fanno 8 in tutto) e i padroni di casa superano i 50 punti. Ci vuole al 71′ tutta la grinta di Zuliani per mitigare il passivo con la prima meta azzurra certificata (il terrore che Dickson annullasse pure quella c’era tutto) e trasformata da un Allan anche lui poco efficace in fase di costruzione del gioco. La partita vive gli ultimi minuti con il solito cliché: francesi, instancabili, che vogliono umiliare gli azzurri; gli azzurri che commettono errori da principianti (perdendo l’ovale); l’arbitro inglese che distribuisce vantaggi ai transalpini anche quando questi magari non oserebbero chiedere tanto. Anzi il match finisce con una comoda punizione per  i francesi concessa da Dickson in mezzo ai pali, che inchioda il risultato finale sul 60-7 per i transalpini. E’ tempo di saluti: il cittì azzurro Crowley saluta baracca e burattini, l’Italia saluta il mondiale dopo aver centrato il minimo obiettivo della qualificazione diretta al prossimo e dopo aver subito 156 punti tra Nuova Zelanda e Francia. Il che significa che siamo ancora lontani da certi vertici.

Andrea Curti