Dalle pagine del Times londinese l’ennesimo duro attacco al rugby italiano: via dal Sei Nazioni, per voi e per noi. E’ da tempo che i britannici, più dei francesi, ci vogliono fuori dal Six Nations e le statistiche (in termini di cucchiai di legno e sconfitte consecutive) non sono dalla parte dell’Italrugby. In effetti i dati sono inclementi nei confronti della pallaovale nostrana; 12 vittorie dell’Italia in 103 incontri complessivi, una miseria. Le radici del flop numerico azzurro affondano nella poca cultura rugbistica del nostro paese, assassinato dal simbolismo calcio uguale sport (nella sua totalità). Ora, il Times ha parlato di convenienza finanziaria a tenere l’Italia dentro il Sei Nazioni, il che manterrebbe a galla la nostra nazionale nel gotha della pallaovale. Sarà dura, con gli strascichi della attuale pandemia, affermare ancora che l’Italia è economicamente attraente per il portafogli straniero. Economia a parte, dal punto di vista sportivo, se è vero che l’attuale Italia non è all’altezza delle altre cinque Nazionali, dall’altra è altresì vero che il gap tra Italia e le cosìdette minori (Georgia, Russia, ecc) è forse addirittura più ampio di quello tra l’Italia e le 5 del Sei Nazioni, per cui giocarsi l’ingresso per accedere al Six Nations forse significa fare qualche partita in più vincente per gli azzurri ma certo non crescere dal punto di vista tecnico. Comunque, se esisterà ancora un Six Nations in futuro, guadagnarsi la qualificazione sul campo per la sesta formazione è senz’altro più giusto, ma a questo punto molto meglio lasciare la pallaovale a Inghilterra, Francia, Scozia, Galles e Irlanda. L’Italia farà più amichevoli. Ce ne faremo una ragione, specie in questo periodo di ricambio generazionale.

Andrea Curti