ROMA-Cosa bolle nel pentolone del rugby italiano? Archiviata la tournèe giapponese, il futuro della Nazionale prevede a novembre i test-match prima del Six Nations 2019 e soprattutto dei Mondiali sempre in Giappone (20 settembre-2 novembre 2019). La Nazionale è veramente lo specchio del movimento rugbistico italiano? Il campionato di Serie A non è ai livelli di quelli d’oltralpe o britannici e i nostri migliori giocatori infatti militano quasi tutti all’estero. “Ma dobbiamo essere ottimisti”, ha dichiarato il presidente federale Alfredo Gavazzi, da quasi sei anni alla guida della FIR, “abbiamo due nazionali under 20 di qualità, così come l’under 18. Dieci anni fa pescavamo anche dal vivaio argentino, ora non più”. La riorganizzazione in casa federugby non è però solo tecnica ma anche logistica e strutturale. Lo Stadio Flaminio nel cuore dei Parioli a Roma tornerà ad essere la casa dell’ovale azzurro, come lo fu dal 2000 al 2011 limitatamente alle partite del Sei Nazioni. Infatti, ha confermato Gavazzi: “In un paio di anni, i nostri uffici dall’Olimpico andranno al Flaminio e, oltre al campo, sfrutteremo tutte le strutture a disposizione, ovvero palestre, piscine e altri servizi. Abbiamo definito una partnership col Coni – ha concluso il presidente – e, entro la fine dell’anno, dovremmo firmare una convenzione che coinvolgerà anche il Comune di Roma. Chiederemo un finanziamento al credito sportivo: il Coni ha in mano un progetto da 16-18 milioni, e la gestione sarà di entrambi gli enti, anche se è fondamentale l’esperienza del Coni”. Riqualificare il Flaminio significa riqualificare l’intera area del Villaggio Olimpico: è la volta buona?
Andrea Curti
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