Venti edizioni del Six Nations di rugby: non sembra poi così lontano l’esordio del quindici azzurro nella manifestazione più importante del mondo, quel 5 febbraio del 2000 quando, allo Stadio Flaminio, la Nazionale Italiana schiantò la Scozia in un pomeriggio indimenticabile, scandito dai calci di Diego Dominguez e dalla meta di Giampiero De Carli, concluso appunto con la vittoria per 34-20 sulla detentrice del titolo. E come venti anni fa gli azzurri debutteranno sabato (alle 14.15 locali, 15.15 italiane, con diretta su DMAX, canale 52 del digitale terrestre a partire dalle 14.35) contro la Scozia nel tempio di Murrayfield, nell’anno dei mondiali giapponesi di settembre. “Conosciamo il livello della sfida, vivere il Sei Nazioni è un privilegio per chiunque, dai tecnici ai giocatori, dai fans agli sponsor” ha detto il CT dell’Italrugby Conor O’Shea, alla sua terza stagione sulla panchina dell’Italia. “In questi primi giorni di raduno ho trovato grande entusiasmo nel gruppo, sappiamo il livello della sfida che ci aspetta ma siamo una squadra di persone competitive, puntiamo ad offrire il nostro meglio, a lasciare tutto sul campo per poter essere fieri della nostra performance. Ma conosciamo il livello della sfida che ci attende”. “Ho molta fiducia nel nostro gioco – ha continuato il tecnico irlandese – dobbiamo creare le condizioni per segnare e sfruttare quei piccoli momenti che possono cambiare l’energia di una partita. C’è molto talento in Italia, in questi anni stiamo creando la struttura e le condizioni adeguate per continuare a crescere: Treviso con il lavoro di Crowley e Pavanello sta ottenendo grandi risultati, con le Zebre abbiamo un progetto a lungo termine che inizia a dare riscontri concreti”. Poi O’Shea ha ricordato: “Nel 2018 abbiamo battuto la Georgia e il Giappone, le prestazioni con Scozia e Australia avrebbero potuto offrire un risultato diverso e dare vibrazioni positive a tutto il movimento, ma hanno comunque dimostrato quanto competitivi possiamo essere e la nostra sfida deve essere quella di replicare quel tipo di performance in ogni gara, a cominciare dal 2 febbraio a Murrayfield contro gli scozzesi. Sperando che questa volta il calcio decisivo allo scadere porti la firma di Allan, Canna o McKinley”. E sulla partita il tecnico ha concluso: “Dobbiamo giocare senza paura, prendere responsabilità. Ogni cosa che facciamo, in campo e fuori, mi da fiducia circa la qualità di questo gruppo. La Scozia è una gran bella squadra, con avanti di qualità, una mediana e dei trequarti eccellenti”.

Capitan Parisse, che diverrà l’atleta più presente nella storia del Sei Nazioni il prossimo 2 febbraio, ha condiviso la fiducia del tecnico: “Abbiamo battuto Fiji, Giappone, Georgia ma ci è mancata l’anno scorso una vittoria contro una squadra del livello superiore, non abbiamo concretizzato per quanto lavorato e cambiare questo è quanto vogliamo fare in questo Torneo. Treviso sta facendo bene, vedo entusiasmo e fiducia nel gruppo, ma dobbiamo ricordare che il livello del Sei Nazioni è diverso. Partire bene contro la Scozia, con una performance di qualità, sarà importante per dare il giusto tono al nostro Sei Nazioni”.

Andrea Curti