L’esecrazione isola la Russia nel mondo della geopolitica. Ma anche lo sport tira le
conseguenze della feroce aggressione all’Ucraina. E’ al bando un Paese immenso,
contrassegnato da 11 fusi orari, da una superficie 56 volte più grande dell’Italia, da
una popolazione di 160 milioni di abitanti ovvero un terzo di quella totale europea
anche se il vecchio continente è sempre più lontano dall’ideologia di Putin. La Russia
sconta un isolamento che si aggiunge a quello precedente, conseguente alle vistose
magagne dei suoi laboratori anti-doping. Lo sport non ha escluso completamente
questo immenso mondo dalle proprie competizioni ma ha consentito l’accesso
individuale agli atleti sotto una diversa bandiera che non poteva, per motivi
istituzionali, essere più quella della Russia. Ma questa seconda ondata di
provvedimenti è ancora più severa e radicale. Primo tra gli altri si è mosso il
presidente della Federbasket Petrucci chiarendo che la nostra nazionale non
scenderà in campo contro la Russia. Una mossa anticipata per decretarne
l’esclusione. Mossa strategica che avrà anche un fine utile: promuovere
anticipatamente l’Italia nel secondo girone delle qualificazioni mondiali. Anche la
principale manifestazione cestistica di club- l’Eurolega- ha visto la forzata esclusione
di ben tre club. Cska Mosca, Kazan e Zenit San Pietroburgo avevano la possibilità
potenziale di centrare la final four e ora con la propria assenza destabilizzano gli
equilibri. I loro migliori giocatori si sono accasati in squadra concorrenti decretando
un quadro andante-mosso delle nuove supremazie. Con tutto ciò la Russia come se
nulla fosse continua a contendere ad altri Paesi l’organizzazione di grandi eventi
sportivi, ricollegandosi forse al felice precedente dell’Olimpiade bianca di Sochi.
Sono tentati vi di legittimazione destinati a perdersi in secchi “no”. L’alone del
boicottaggio riprende a permeare lo sport mentre ogni atleta ucraino gode di
un’alea di favore e di consenso.
DANIELE POTO
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