E’ per tutta la settimana che il numero uno del mondo non convince, barcolla ma non cade mai, è sempre lì, a differenza ad esempio di Nadal, apparso poco incisivo nello scambio da fondo. Così è avvenuto anche oggi contro il fastidioso pallettaro Ruud, il quale si è trovato avanti 5-3 nella prima frazione e due set-point contro prima di accorciare il gap col suo avversario, mantenere il servizio del 6/5 in un interminabile gioco (finito al sesto vantaggio!) e breakkarlo al primo set point a disposizione. Implacabile Djokovic o pollo Ruud? Un po’ l’uno e un po’ l’altro, non c’è dubbio. Come nel terzo gioco della seconda frazione quando coi denti il serbo ha difeso il suo turno di battuta annullando quattro chances al suo avversario di riavvantaggiarsi nel punteggio. Ma il discorso è sempre lo stesso, un campione da una parte, un pallettaro numero 34 dall’altra. Così il numero 1 del mondo ha centrato la decima finale a Roma e cerca domani il quinto successo, che poi sarebbe il 36esimo titolo in carriera in un Masters 1000. “Sono stati due set molto duri”, ha ammesso il serbo a fine match, “due ore di gioco veramente intense. Da una parte il vento fastidioso, specie nel primo set, dall’altra il valore del mio avversario, un giovane in forte crescita che si allena alla Nadal Academy e ricorda pure un po’ Rafa anche nel gioco, con colpi molto liftati. Insomma, sono davvero contento di questo successo”. Prossimo ostacolo? Djokovic liquida così: “Sia Schwartzman che Shapovalov sono tennisti di valore, ma sinceramente con Nadal o senza in finale fa grande differenza”. Come dargli torto. Partiva leggermente favorito con Nadal in campo, figurarsi senza. Ma nessuna partita è facile e questo torneo (il secondo sulla terra europea dopo Kitzbuhel) lo ha dimostrato. Grande equilibrio in campo anche nella seconda semifinale, quella tra l’argentino Schwartzman, 15 del mondo capace di eliminare Nadal ieri notte, e il giovane mancino canadese Shapovalov, 14, che ha diverse frecce nel suo arco, ed è il giocatore che ha fatto vedere nel torneo più soluzioni di gioco, dall’utilizzo della potenza (sia col diritto che col rovescio a tutto braccio) a quella dell’attacco e dello slice sul servizio ad uscire. Che però ha trovato diverse volte l’opposizione vincente del rivale argentino, capace di sparare passanti di risposta quasi dai tabelloni fuori campo, trovando traiettorie angolatissime. Insomma, match di grandissimo equilibrio sin dall’inizio. Break Schwartzman al secondo gioco, poi controbreak Shapovalov al nono, poi l’estroso canadese (al quale sicuramente giovano i consigli dell’ex giocatore russo Youzhny, altro talento) sciupa due palle del 5 pari e il pedalatore sudamericano porta a casa il set 6/4. Nella seconda frazione, il mancino canadese vola 5-3 ma Schwartzman è un tipetto che non si arrende mai facilmente, così recupera lo svantaggio prima però di cedere di nuovo il servizio (avrebbe anche la palla del sorpasso). “Shapo” al servizio salva anche l’opportunità di andare al tie-break e pareggia il conto dei set al decimo gioco con un sofferto 7/5. Così tirato che, alla pausa, chiama il fisioterapista per farsi massaggiare il muscolo della coscia destra. Riprende il ragazzo senza dare segni di cedimenti, e non è uno che ama risparmiarsi. Ogni punto è un braccio di ferro, una lotta infinita. Come il secondo gioco che il canadese porta a casa dopo undici minuti di fuoco e fiamme. Poi arriva il break ma Shapovalov vanifica tutto cedendo il servizio con un brutto doppio fallo. Il terzo break consecutivo porta il mancino nordamericano a servire sul 3-2 e sta volta piazza l’ace del 4-2 con freddezza. “Schwartzy” resiste, 3-4, e poi i troppi errori non forzati non consentono al canadese di mantenere le distanze; un doppio fallo, l’ennesimo, e due diritti fuori (uno lungo e l’altro in rete) aprono le porte al 4-4. Se non ci fossero due omaccioni in campo, si potrebbe pensare ad un match femminile, tanti i break e i controbreak che si susseguono. E’ Shapovalov a fare la partita, l’argentino aspetta il momento per entrare in campo e prendere il pallino del gioco ma la pressione dell’avversario è quasi asfissiante. Il canadese tira tutto senza pietà, questo comporta che perda il suo servizio sul 5-4, che lo porterebbe in finale, grazie a due errori di diritto e uno di rovescio negli scambi da fondocampo. Schwartzman ringrazia e porta a casa il decimo gioco. Si va al tie-break finale che rispecchia l’andamento della partita. Nei primi sei punti, cinque sono mini-break: l’argentino sale 4-2 e spreca il 5-2 con un facile passante che va in corridoio. Ma, dopo tre ore e dodici minuti, il più stanco è Shapovalov, che sbaglia gli ultimi due diritti del match e sciupa tutto. Per dirla in pillole statistiche, ecco le follie del canadese: 49 vincenti contro i 25 dell’argentino, 56 errori non forzati (contro i 27), 10 aces e 8 doppi falli. Insomma ha fatto più o meno tutto lui. E’ stata una lotta, finita col punteggio di 113-112 per Schwartzman, che va in finale (sul centrale non prima delle 17) in virtù di una maggior tenuta mentale. I precedenti diretti dicono 4-0 Djokovic ma il serbo sulla terra ha sempre sofferto: l’anno scorso a Roma vittoria in 3 set, al Roland Garros 2017 in cinque set. Intanto la finale femminile è quella prevista dal tabellone, ovvero 1 contro 2, la romena Halep contro la campionessa in carica Pliskova, in uno dei tornei più noiosi degli ultimi anni, ravvivato solo dalla giovane Gauff e dal ritorno su certi livelli della Muguruza e della Azarenka, quest’ultima confermatasi dopo l’ottima finale agli Us Open.

Andrea Curti