Si può gioire per un penultimo posto? Si, si può se l’argomento è Sei Nazioni di rugby
e si risolleva nell’occasione una squadra abituata al cucchiaio di legno ed a cinque
sconfitte cinque nell’arco del torneo più prestigioso della palla ovale, come
predestinata a sonore batoste. Invece il XV azzurro piano piano si sta ergendo a
protagonista, facendo dimenticare l’imbarazzante punteggio al passivo incassato
dall’Irlanda. Sconfitta di misura dall’Inghilterra (27-24), pareggiante con la Francia
(13-13) in un match che si poteva vincere, la squadra rinnovata di Quesada ha
battuto la Scozia in un match alterno, ricco di mete e di colpi di scena. L’Italia
veleggia con 7 punti in classifica, un bottino che potrebbe essere incrementato nel
prossimo match con il Galles. Finalmente è stata trovata la quadra con una difesa
abbastanza ermetica anche se ogni tanto si abbandona a banali errori (sempre meno
degli scozzesi peraltro), con un attacco che ora conta su individualità di spicco come
Menoncello, Capuozzo e Ioane con un capisaldo frangiflutti in campo come Brex.
L’equazione ora torna, facendo ritrovare entusiasmo a un ambiente che finora si
consumava nella frustrazione. Ora sembra assolutamente legittima la collocazione
dell’Italia nel Sei Nazioni e la strada sembra spianata per l’ingresso tra le top dieci
del ranking mondiale, facendo immaginare che non sarebbe fantascienza l’accesso a
un futuro quarto di finale mondiale. Ci voleva un tecnico sudamericano di provata
esperienza europeA per farci riemergere dal gorgo di insoddisfacenti management
di lingua britannica. Rimane peraltro un mistero l’auto-esclusione di Allan, il
calciatore dai 16 centri consecutivi, un valore aggiunto che sarebbe un peccato
perdere definitivamente anche se Garbisi, pali a parte, ha retto magnificamente la
gestione del ruolo. Ora contro il Galles il definitivo esame promozione. Vietati salti
all’indietro e passi del gambero, pena la credibilità di tutto il movimento.

DANIELE POTO